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LA STORIA DALLA MUSICA ALLE PANTOFOLE
biografia di Jean Fabry e famiglia
(dal punto di vista di Antonio Baruzzi)
Tutto cominciò nella primavera del 1994
dalle parti di Russi (paesone della Romagna), quando,
dopo anni di gestazione fatti di ascolti, concerti e
visioni più o meno mistiche nacque in me l'impellente
necessità di formare un gruppo. Detto fatto: con l'amico
Paolo Pappi nacquero I PAPPI DEI
PIOPPI. Eravamo io, lui, un basso indiano, una
batteria elettronica e una chitarra elettrica "d'epoca"
(da anni appesa al muro a casa di sua cognata, perchè si
diceva fosse appartenuta a Vandelli dell'Equipe 84).
Facevamo le prove in una vecchia balera in mezzo alla
campagna, anche se più che prove erano lunghe
improvvisazioni senza capo nè coda. Da quel caos ebbe
comunque origine qualche canzone, ad esempio "E zir d'e
clomb" (il giro del colombo), un valzer in dialetto che
ci avrebbe poi accompagnato per tutti gli anni a venire.
Suonammo in pubblico una volta sola, al compleanno di un
conoscente in una Casa del Popolo: microfono attaccato
ad un treppiede di scope, distorsore al massimo, dieci
minuti di covers dei CCCP e di Jonathan Richman. Quella
sera il gruppo principale erano i Kaori Kitchen, il cui
cantante era una nostra vecchia conoscenza: Davide Bassi
detto Marlowe (spesso abbreviato in Marlo). Costui,
oltre ad aver lavorato per qualche tempo come
investigatore privato (da cui, ovviamente, il
soprannome) aveva anche partecipato nel 1990 al film
amatoriale TORBIDO BLOK, un confuso progetto mio e di Luca Rotondi (Roto)
realizzato assieme a Pappi e ad altri di cui si parlerà
in seguito... ma non perdiamo il filo: per il momento
Marlo rimane in disparte. Dovete però sapere che suo
cugino, il Tonno, a quei tempi era un batterista senza
gruppo e gli proponemmo di venire a suonare con noi.
Dopo qualche mese ci fu la possibilità di debuttare su
un palco: nel rinomato Pavaglione di Lugo venne
organizzato un concerto con vari gruppi della zona e
c'eravamo anche noi, col nome TONNO STAR. In realtà,
però, quel fatidico giorno (per motivi che sfuggono alla
logica) del Tonno non c'era traccia, Pappi si trovava
tra il pubblico e sul palco c'eravamo io e Marlo. Ci
presentammo come AMERICA
TELEVISION LOVE ed eseguimmo una mezz'ora di
covers assurde e pezzi improvvisati per due voci e
chitarra. In quel pomeriggio di settembre, oltre a
sfidare il buon senso, guadagnammo un fan molto caloroso
che ci acclamò entusiasta alla fine dell'esibizione e ci
propose all'istante una collaborazione "artistica": era
Giovanni Fabbri, un pittoresco chansonnier della Bassa
Romagna meglio conosciuto come Jean
Fabry.
Passai l'inverno del 1995 in giro con
Marlo per campi e colline, case diroccate e osterie.
Portavamo sempre con noi una chitarra acustica, una
tastierina-campionatore e un registratore, con il quale
incidevamo ore ed ore di materiale ad uso e consumo
delle future generazioni. Qualche volta erano della
partita anche Pappi e il Tonno, che contribuirono alla
registrazione di una canzone in francese elementare
scritta in onore del nostro appassionato sostenitore:
"Jean Fabry", appunto. In primavera feci qualche prova
con un nuovo gruppo, I LOCALI DI OSLO, di cui facevano
parte Roto (percussioni / voce) e Andrea
Ghiselli (voce). L'occasione per esibirsi fu
una rassegna al teatro di Conselice, ma anche questa
volta non portai sul palco la formazione prevista:
cominciai da solo, col mio solito repertorio di covers e
originali nati "sul posto", poi vidi tra il pubblico
Marlo e il Tonno e li invitai a suonare qualcosa,
approfittando della batteria di Bosco (dei Frutti di
Bosco, uno degli altri gruppi della serata). Quello fu
il debutto del pezzo "Jean Fabry" e quel nome cominciò
timidamente ad essere associato a noi.
Nel 1996 arrivò purtroppo una triste notizia: Giovanni
Fabbri, il nostro formidabile ispiratore, aveva lasciato
questa valle di lacrime per rifugiarsi in un qualche
universo parallelo. Dell'originale Jean Fabry restarono
così solo alcune registrazioni audio e video (grazie
all'amico Luca Veroli). Questi nastri in futuro
sarebbero stati da noi saccheggiati ed utilizzati in
vari modi... e la collaborazione col nostro mito divenne
realtà!
Più o meno in quel periodo mi ero finalmente deciso a
dichiarare guerra alla lingua italiana provando a
scrivere canzoni un po' più "compiute". Il debutto del
nuovo materiale avvenne nel maggio 1997 sotto il nome
di AMICI DI BUTTALO (dal
soprannome di un singolare personaggio di
Massalombarda), durante uno dei tanti concorsi locali a
cui avremmo partecipato negli anni successivi. La
formazione originale era composta (lo direste mai?) da
me e Marlo, a cui si aggiunsero Linda Landi (voce),
Pappi (basi su 4 piste) e Arf (performance). Non c'era
il basso, anche perchè Pappi aveva un po' mollato lo
strumento e dopo alcune prove con il bassista Fabrizio
Fanti non c'erano stati sviluppi. In ottobre, al Teatro
Rasi di Ravenna, mettemmo in scena una performance che
colpì favorevolmente i proverbiali pochi ma buoni:
qualcuno (come Marco Donatini, altro bassista) ci
propose addirittura di fare qualcosa assieme. Un'altro
di questi folli lo conoscevo bene, perchè ci
frequentavamo sin da ragazzini e aveva anche partecipato
a Torbido Blok: era Andrea Giuliani, un batterista molto
rodato, che in quei giorni aveva cominciato a suonare
anche l'organetto diatonico. Una sera di novembre ci
trovammo nella mia cameretta io, Marlo, Pappi e
Giuliani: la prima cosa suonata assieme fu "Jean Fabry"
e fu anche il nome che prendemmo un paio di mesi più
tardi, proprio su suggerimento dell'ultimo arrivato. La
nostra prima uscita fu una difficilmente dimenticabile
esibizione in veste di clochards con la denominazione BUTTALO SYMPHONY ORCHESTRA,
con una scaletta quasi improvvisata e la partecipazione
straordinaria di Paolino, il padre di Marlo (membro dei
Canterini Romagnoli di Lugo).
Perciò: anno nuovo, gruppo nuovo (quasi).
Pappi aveva da poco rispolverato una vecchia
tastiera-synth con l'intenzione di usarla e anche la
tastierina di Marlo con cui si andava a zonzo anni prima
tornò utile. Ad ogni modo, la prima cosa da fare era
mettere su un po' di repertorio e trovare il modo di
portarlo in giro. Recuperammo molto materiale degli
Amici di Buttalo, tra cui "L'ultima cena di Jena",
"Ghiandole" e uno dei nostri brani più caratteristici:
"Mercatone", una canzone d'amore/odio per i centri
commerciali nella quale comparivano campionamenti vocali
di un noto televenditore delle nostre parti. Oltre ad
arrangiare alla nostra maniera qualche cover (tipo
"Amoureux solitaires" di Lio), nacquero alcuni pezzi
nuovi: "La grande tavana" (tavana = sbornia), "I pappi
dei pioppi", "C.d.A.", "Parallelo" (che traeva spunto
dal lavoro del professor Tiziano
Cantalupi, studioso di terremoti e universi
paralleli), "La storia dalla musica alle pantofole",
"Porno" e "L'egoland" (un delirio surf-techno durante la
cui esecuzione Marlo lanciava mattoncini Lego sul
pubblico). A parte i soliti concorsi, dove nella
migliore delle ipotesi venivamo considerati "originali",
suonammo anche al Gatto Mammone di Mezzano (RA). In
quell'occasione presentammo un video di una ventina di
minuti che contribuì ad accentuare la nostra
"originalità". Musicalmente, il nostro spettacolo era
composto da: i miei cori con Marlo, la chitarra
elementare e sferragliante, le tastiere "aliene" di
Pappi, l'organetto di Andrea (che usava anche un timpano
e un rullante) e una serie di basi elettroniche
fai-da-te. Visivamente, gran parte del nostro appeal era
dovuto alle trasformazioni di Marlo (memorabile il suo
Ispettore Clouseau). Sul finire del 1998 registrammo il
nostro primo demo, la "Collezione autunno-inverno
1998-99" che, con nostra grande sorpresa, fu ben
recensito da John Vignola su Rockerilla. Grazie a questa
recensione facemmo conoscenza con Claudio Molinari, un
musicista folk-beat di Forlì che da quel momento entrò a
far parte della famiglia, inizialmente in qualità di
supporter.
Nel 1999, dopo una serie di concerti in giro per la
provincia, partecipammo all'ennesima rassegna locale.
Questa volta però la mezz'oretta che avevamo a
disposizione fu il pretesto per fare qualcosa di
diverso: ZAVAGLIO GENERALE. La parola "zavaglio" deriva
dal dialettale "zavaj", che più o meno significa
"confusione, delirio". Si trattava di una specie di
suite che comprendeva qualche canzone mai eseguita prima
e molti interventi improvvisativo-cacofonici. Per noi fu
piuttosto appagante, per gran parte del pubblico forse
un po' meno, ad ogni modo fu l'apice del nostro primo
periodo. Da lì a poco un altro demo "fatto in casa"
entrò di nuovo nelle grazie di Rockerilla e venne
inserito fra i migliori 20 dell'anno. Mentre il
millennio volgeva al termine, prendemmo la decisione di
registrare qualcosa un po' più seriamente e ci
rivolgemmo allo studio Casa Bollente (Acqui terme) degli
amici Yo
Yo
Mundi. Tra gli otto pezzi registrati ad Acqui
c'erano due cose nuove: "Lamento del venditore di
libri", un tragico bolero ispirato alla mia breve
esperienza come cartolaio, e "Ma mi sa di no", la nostra
personale idea di pezzo "commerciale". La registrazione
di "Ma mi sa di no" fu impreziosita dal contrabbasso di
Andrea Cavalieri (Yo Yo Mundi) e l'ottimo risultato ci
mise di fronte a un dilemma: continuare senza un
bassista o cercarne uno? Scegliemmo la seconda opzione e
il prescelto fu il vecchio amico Gian Luca Ravaglia,
musicista "vero" che esordì con i Jean Fabry alle
Officine Estragon di Bologna (selezioni Arezzo Wave) nel
febbraio 2000.
Proprio quando le cose si stavano
mettendo bene, i problemi dovuti alla fine della mia
attività commerciale mi costrinsero a ridimensionare gli
impegni musicali. Per la prima volta il gruppo rischiò
di scomparire, ma la fiammella fu tenuta accesa dalla
partecipazione al concorso "Experimenta 2000", che si
teneva al Baraonda (un locale nei pressi di Massa
Carrara). Con l'ingresso del basso, cambiò un po' anche
lo stile del gruppo: via le basi elettroniche, via la
chitarra distorta, più spazio ai testi. Questa nuova
dimensione più "cantautorale" ci portò fortuna, tanto
che vincemmo tre serate eliminatorie ed arrivammo in
finale, sicuri di vincere. Ma i sogni muoiono
all'alba... e ci classificammo solo terzi. Il repertorio
si era intanto arricchito di nuove canzoni, come "La
distorsione occidentale" (nobilitata durante la
semifinale dalla ghironda di David
Tucci), "Dei dischi", "Capra & Cavoli", "Il
canto della sirena" (che era anche il titolo
dell'omonimo spettacolo teatrale di Giuliani) e,
soprattutto, "Punk mentale". Questa ballatona senza
senso era nata come risposta alla domanda di Ravaglia
"Ma che genere facciamo, noi?" e rimane tuttora la
migliore spiegazione dello stile Jean Fabry. Finirono in
repertorio anche covers come "Nessuno mi può giudicare"
(versione punk-western) e "Comme d'habitude".
Quest'ultima (l'originale in francese di "My way") era
la canzone-simbolo di Giovanni Fabbri / Jean Fabry e
riuscire ad eseguirla fu per tutti noi motivo di enorme
soddisfazione. Il 2000
si chiuse con un bel concerto al Diagonàl di Forlì,
all'interno del quale inserimmo anche un intervento
scientifico del prof. Cantalupi, che riassunse in tre
minuti la teoria
quantistica
(MP3) a beneficio dei presenti. Il terzo premio
del concorso "Experimenta 2000" consisteva in una data
(ben remunerata) al Baraonda. Suonammo il 25
aprile 2001, e fu l'atto finale di quei Jean
Fabry. Partecipò alla trasferta anche Claudio Molinari,
che fece una assurda presentazione "all'americana" e
suonò la chitarra nell'ultimo pezzo, "I pappi dei
pioppi". Il concerto fu "impreziosito" anche da un
improbabile mash-up fra l'inno di Forza Italia (musica)
e Bella Ciao (parole); credo che a tutt'oggi nessuno
(noi compresi) ne abbia veramente colto il senso. Il
frutto migliore di tutta l'esperienza toscana fu
l'amicizia stretta con i pazzi musicofili locali, fra
cui il promoter Stefano Rossi (futuro deus-ex machina
del TagoMago) e il fonico Maurizio Dazzi. Testimonianza
di questo periodo il demo "Registrazioni casalinghe"
(2000).
Nei mesi successivi continuai a scrivere canzoni, senza
sapere la fine che avrebbero fatto: tra queste "Molto
popolare", "+ stupido", "Contronatura", "Stereofonia
(effetto della)" e "Radio Giovanni" (omaggio ad alcuni
Giovanni, tra cui il dj della BBC John Peel, che spesso
e volentieri metteva su i vinili alla velocità
sbagliata). Radio Giovanni fu anche il nome di uno
strano trio (io, Marlo e Giuliani) che si esibì a Faenza
grazie al poliedrico promoter Andrea Ricci (Supersonico)
durante un happening pomeridiano. La cosa non ebbe
seguito, perchè Giuliani uscì momentaneamente dalla
famiglia Jean Fabry per dedicarsi ad altro. Ravaglia non
era più dei nostri già da un po' e Pappi era bloccato da
problemi alla schiena. Era finita? Macchè. Quando Pappi
si riprese, io, lui e Marlo facemmo qualche prova
inserendo di nuovo le basi elettroniche e ri-distorcendo
la chitarra. Il risultato era un pochino scarno, quindi
pensammo di chiedere a Molinari di venire a suonare il
basso. Accettò. Ci ributtammo nel caos dei concorsi per
"sgranchirci" un po', ma soprattutto perchè era l'unica
maniera di suonare in giro. Esplorammo anche il mondo
delle covers "istituzionali" (più che altro per
macellarle), ad esempio "Smoke on the water" e "Knockin'
on heaven's doors"! Fu tra l'altro in questo periodo
che, durante l'esecuzione de "I pappi dei pioppi",
inaugurammo la consuetudine di spandere pappi veri
nell'aria. In qualche occasione la nostra musica
stralunata fece la sua figura e grazie agli amici Lelo
(Lauro Rambelli dei Cumoiadadì) e Supersonico (col quale
incidemmo anche un demo) ci fu anche modo di fare
qualche concerto. Particolarmente bella la data al
Mataluna, con un intervento di Lelo al flauto traverso
su "Parallelo". In quei mesi, per complicare
ulteriormente le cose, ricominciai a suonare con
Giuliani dando vita al progetto Mondosordo, un duo
batteria-chitarra-organetto che ci diede maniera di: 1)
recuperare i vecchi pezzi che i Jean Fabry non
eseguivano più; 2) scrivere materiale nuovo, come "Il
nome giusto da dare ai gatti", "Straniero",
"Mondosordo", "Quale regola", "L'imperatore della
piadina". A questo punto successe una cosa abbastanza
destabilizzante: gli Yo Yo Mundi offrirono ai Jean Fabry
la possibilità di aprire un loro concerto in Abruzzo
(Vallerovetorock), ma per quella data Molinari non era
disponibile. Dato che non era il caso di perdere
l'occasione, mettemmo su una sorta di "ultimo valzer"
per il nostro primo, storico quartetto con Giuliani. Fu
una bella esibizione, con una scaletta che comprendeva
anche una nuova canzone che avevo scritto in quel
periodo, dando sfogo ad una ossessione che mi
accompagnava fin dai tempi di Torbido Blok: "Rotoballe".
L'autunno che seguì fu riservato allo sviluppo di
Mondosordo, che debuttò in novembre in uno show-case nel
negozio di dischi di Supersonico. Quest'ultimo fu fra i
responsabili del successivo progetto dei Jean Fabry
(quelli con Molinari): una nuova versione di ZAVAGLIO
GENERALE.
La cosa partì in maniera confusa: doveva essere una
specie di calderone improvvisato, con interventi video
"in tema", il tutto da rappresentare alla Sala Fellini
di Faenza, un teatro con la programmazione curata dal
cantante Santandrea. Tutti volevano partecipare a questa
"catarsi" collettiva, compresi Giuliani e Supersonico,
che oltre a fornire l'impianto avrebbe avuto via libera
al mixer e all'elettronica. Tirai dentro persino Andrea
Ghiselli dei Locali di Oslo, che avrebbe eseguito
(travestito da cavaliere crociato) una tragica ballata
composta durante una nostra estemporanea "reunion" di un
paio di mesi prima: "Auf wiedersehn mein liebe".
Dall'idea alla realizzazione, come spesso accade, le
cose cambiarono parecchio e gli imprevisti si
moltiplicarono. Innanzitutto, la folle anarchia iniziale
aveva lasciato il posto ad una faccenda più organizzata,
prendendo la forma (come la volta precedente) di una
lunga suite composta da sezioni ben precise, alternando
canzoni vecchie e nuove a parti recitate o strumentali.
Inoltre, alle nostre spalle sarebbe stato proiettato un
video rustico-surreale realizzato da me e Giuliani. Le
difficoltà fecero emergere parecchia tensione. In più,
ormai a ridosso dello spettacolo, Supersonico si chiamò
fuori a causa dei suoi molteplici impegni. Durante la
penultima prova mi saltarono i nervi e un violento
alterco fra me e Pappi fece saltare in aria tutto
quanto. A mente fredda, si decise comunque di fare lo
spettacolo (che ebbe tra l'altro un buon riscontro)
anche se tutti eravamo certi che i Jean Fabry fossero
finiti, stavolta sul serio.
Il 2003 fu riservato allo
sviluppo di Mondosordo, che portò in giro qua e là le
sue canzoncine rumorose. Una di queste, "Il più grande
raschiatore di barili del mondo", fornì l'ispirazione
per il "1° Raduno universale
dei raschiatori di barili". L'evento si tenne
all'anfiteatro di Brisighella (Faenza) in collaborazione
con l'osteria "La Mandragora" e con la casa editrice
indipendente "Malora" ed ebbe il suo momento clou nella
distruzione del barile con susseguente lettura del
contenuto (pensierini raccolti in osteria nei giorni
precedenti). Ospite del nostro concerto fu (nientemeno!)
Ravaglia (stavolta al contrabbasso) e visti i risultati
entrò a far parte del progetto. Ci fu una bella
esibizione al Luogocomune (sempre a Faenza) con una
impostazione più "seria" del solito, sdrammatizzata da
una serie di diapositive "romagnole" scattate da
Giuliani un po' di tempo prima. In questa nuova
dimensione, però, sembrava mancare qualcosa e lo spettro
dei Jean Fabry tornò a manifestarsi. La prima volta fu
durante un'uscita estemporanea come musicisti di strada
quando Marlo si unì a me e ad Andrea per cantare qualche
vecchia canzone; la seconda volta fu in studio, in
occasione della registrazione di qualche pezzo che
ancora non aveva avuto l'onore del demo; la terza fu
quando la Sciopero Records (l'etichetta fondata dagli Yo
Yo Mundi, con distribuzione Mescal/Sony) ci propose la
pubblicazione di un ep col nome (e il repertorio) Jean
Fabry.
Che fare? Rimettere assieme i cocci del gruppo che fu?
L'impresa si presentava ardua e decisamente poco
sensata... così dopo averci pensato per zero secondi
decisi ovviamente di tentare. Ravaglia e Giuliani
credevano molto nel progetto Mondosordo ma alla fine
diedero la loro disponibilità; Pappi e Marlo, padri
fondatori quanto me di tutta la baracca, aderirono
(seppur con qualche riserva). Molinari, dato che il
ruolo di bassista era già coperto, diventò un membro
esterno con la mansione di secondo chitarrista. Per l'ep
utilizzammo quattro brani registrati ad Acqui nel 1999
(opportunamente rimaneggiati in studio con Fabio
Martino) e registrammo un paio di pezzi ex-novo, "Punk
mentale" e "Rotoballe", che diventò la title-track.
Quest'ultimo lavoro fu realizzato a un tiro di schioppo
dalla nostra sala prove di Filetto, al Lotostudio di
Gianluca Lo Presti (al suo attivo un disco a quattro
mani con Reininger dei Tuxedomoon!). Presto arrivò anche
il sito, grazie al gran lavoro di un altro dei reduci di
Torbido Blok, Daniele Zini.
"Rotoballe"
uscì il 5 novembre
2004 per la Sciopero Records/Mescal/Sony. Fu
tranquillamente ignorato dalla stampa musicale "storica"
ma ottenne comunque una serie di recensioni positive che
ci spronarono a continuare le nostre avventure.
Dopo qualche data "convenzionale", nel
gennaio
2005 mettemmo in piedi un concerto composto in
gran parte da covers azzardate ("A love supreme" di John
Coltrane"), pezzi mai suonati assieme o materiale
proveniente dal passato. Il tutto scientificamente
complicato dalla presenza sul palco del pregevole sax di
Stefano Guberti. L'evento ebbe luogo grazie agli amici
del C.S.Capolinea di Faenza (RA) e si rivelò una
esperienza irripetibile, in ogni senso.
Dopo una pausa dovuta alla nascita della mia figliola
Sofia (!), l'attività riprese con "Fruga nel rusco
(raccolta differenziata di musica e altri rifiuti)",
spettacolo realizzato con la collaborazione del Comune
di Russi (stavolta si giocava in casa). Alla
manifestazione parteciparono anche l'attore Franco
"Cecè" Zoli (autore di una performance sul tema dei
rifiuti), Luca Pirazzini (immagini e video) e la casa
editrice Moby Dick, che aveva appena pubblicato
"Bastèrd", il primo sudato romanzo di Andrea Giuliani.
Nel prosieguo del 2005
alcune formazioni minimali dei Jean Fabry presero poi
parte a presentazioni del suddetto libro e il gruppo al
completo terminò l'anno con un bel filotto di concerti
(vedi reportage di Wanda-Lee) culminanti nell'esibizione
al Tratti Folk Festival, cosa che solo pochi anni prima
mi sarebbe parsa un sogno, dato l'alto valore culturale
della storica manifestazione faentina. Memorabile
l'ingresso di Pappi con l'aspirapolvere per l'esecuzione
di "Porno" acappella.
Il primo evento clou del nuovo anno fu il Raduno
universale raschiatori di barili 2006, che si
svolse al Mataluna con la partecipazione di Wanda-Lee
(Linda Landi) e Ghostrider (Andrea Ghiselli). La serata
vide l'esecuzione di molteplici covers (Ramones,
Madonna, Joy Division, Pixies, Mina, PJ Harvey, ecc.)
tra le quali una versione in romagnolo del classico "The
midnight special" ("La liturena") dei maestri Masinelli
e Pilucco. Va segnalata anche una strepitosa performance
solitaria di Claudio Molinari (orfano del suo nuovo
gruppo, gli Affini) comprendente anche "I fought the
law" e "Meglio sarebbe" nella versione del Duo di
Piadena. Finale tutto per Jean Fabry con numerosi bis ed
una conclusiva "L'egoland" richiesta dal presentatore
Gara (l'attore Graziano Garavini, amico e fan di lunga
data). Gara fu coinvolto in maniera pesante anche nel
successivo, delirante spettacolo: "La
televisione
non esiste". Lo schema era quello di un finto
palinsesto televisivo all'interno del quale si
mescolavano i suoi monologhi comico-surreali, le nostre
canzoni ed una serie di interventi "veri" aventi come
tema il motore ad idrogeno (a cura del Prof. Valerio
Brunetti), il rapporto fra la musica "pop" e la
filosofia (grazie a Federico Savini di Radio NK, di cui
parleremo anche in seguito) e l'importanza dei
cosiddetti "sport minori" (con l'esibizione altamente
coreografica delle Nutrie Hockey). La formazione
comprendeva Molinari al basso (data l'indisponibilità di
Ravaglia) e Lelo del Mataluna al sax e al flauto
traverso. Nonostante mille contrattempi la serata fu, a
suo modo, un successo.
Da questo punto in poi i miei impegni familiari presero
il sopravvento e si avvicinava a grandi passi l'ennesimo
stop per i Jean Fabry.
Ci fu ancora tempo per una penosa esibizione (complici
la fretta e l'umidità) al Rockey Day organizzato dalle
Nutrie, ma soprattutto per la kermesse in combutta con
Radio Nk "Quanti anni hai". La serata (svoltasi, come
"La televisione non esiste" grazie all'amorevole
benevolenza del Comune di Russi) era tenuta insieme
dagli sproloqui dei conduttori della radio seguendo un
esile filo logico che portava al tema del confronto
generazional-musicale. Si esibirono Claudio Molinari, le
glorie locali Vinsil e Gil'ò, Matilde & Martina dei
Cani Sulle Nuvole, Stefano Guberti, Laura Pappi (figlia
di) e ovviamente i Jean Fabry (ancora con Molinari al
basso). Il repertorio comprese rivisitazioni di brani di
Nomadi, Gian Pieretti, Bob Dylan, Celentano, Coltrane,
Ramones, Depeche Mode, Who, Battisti, Nirvana più una
serie di originali e qualche traditional massacrato a
dovere. Alla fine, amici e parenti sembravano contenti.
La parola d'ordine dei Jean Fabry
nell'anno di grazia 2007
fu SOPRAVVIVENZA. Coerentemente, al momento di proporre
al Comune di Russi l'ormai tradizionale evento estivo
scelsi il tema dell'estinzione.
In quest'anno fatidico alcuni di noi compirono 40
anni. Per il compleanno di Pappi sua moglie
Monica organizzò una festa a sorpresa al teatro del bar
di Filetto (posto mitologico per tutti i partecipanti
all'ormai lontano Torbido
Blok). I Jean Fabry (compreso Ravaglia, oramai
in veste di ospite) suonarono con il festeggiato e la
serata fu una perfetta dimostrazione pratica di punk
mentale. Torniamo però allo spettacolo estivo. Durante
le prove di primavera Andrea
Giuliani
lasciò (di nuovo) il gruppo. Bella botta, ma i
problemi si risolsero momentaneamente con un ritorno
all'antico: comprai (proprio da Giuliani) la batteria
elettronica che usavamo dai tempi di Mondosordo e via
andare. Le restanti prove (che da anni si svolgevano
sempre a casa dell'ormai ex batter-organettista) ebbero
luogo nell'officina di un gommista (!), l'amico di lunga
data Massimo Pruccoli, cosa che conferì alla faccenda un
che di disperato ed eroico al tempo stesso. Ma
quale era il succo dello spettacolo? Allora: il
tutto partì qualche tempo prima da un'idea di Daniele
Zini (che iniziò l'anno da webmaster e lo finì in un
altro modo di cui parlerò dopo) e prese il nome di CELACANTO, che è il
nome di un pesce ma anche uno stupido gioco di parole.
Il pesce in questione è una sorta di fossile vivente, in
quanto:
1) fino all'inizio del '900 era ritenuto estinto
2) dai tempi dei tempi NON si è evoluto
Dato che pare ci si stia avvicinando rapidamente
all'estinzione del genere umano, noialtri cercammo di
esorcizzare il tutto mettendo su un repertorio di nuove
canzoncine sul tema. Oltre a ciò, tirammo dentro nella
cosa Federico Savini e
Riccardo Ragazzini di RadioNK in veste di
tuttologi. Il titolo del loro intervento fu GLI
SCARAFAGGI NON MUOIONO MAI (sembra appunto che
le blatte ci sopravviveranno, no?), una storia parallela
dei Beatles con annesse cover interpretate (?) da noi.
Partecipò anche il Dott. Raffaele Gattelli dell'acquario
Aquae Mundi, un
vero biologo che ci raccontò vita, morte e miracoli del
Celacanto pesce e affrontò in pieno stile Jean Fabry
l'argomento principale, appunto l'estinzione. Sul palco
io, Marlo, Pappi, Molinari e una presenza inedita: il
giovine virgulto Marco
Cavina (violinista celtico con insospettabili
aperture new wave). Ci si conosceva già da un bel po' ma
non si era mai riusciti a combinare nulla insieme; quel
pomeriggio lì però, dato che prestava servizio civile
presso il comune, fu proprio lui ad aprire materialmente
il cancello della Rocca (dove si sarebbe suonato) e il
coinvolgimento fu istantaneo. Il Celacanto alla fine
funzionò, e i Jean
Fabry sopravvissero.
Mancava ancora un pezzo, però: oltre alla drum machine
sarebbe stato bello, proficuo e stilisticamente coerente
avere anche QUALCUNO che percuotesse QUALCOSA di più
acustico e al contempo arcaico. Bastò fare l'ennesimo
giro del colombo e lo sbattitore saltò fuori nella
persona di Daniele
Zini che così, d'allora in poi, oltre a
cincischiare col sito ebbe il suo daffare con rullanti,
bonghi, campanelle eccetera.
Quelli di RadioNK ci coinvolsero nell'happening
settembrino "Radio
Passatore", un contenitore basato sulla
leggendaria figura dell'ottocentesco bandito locale Stefano Pelloni
detto Il Passatore. Debutto della nuova formazione al
completo per eseguire una serie di pezzi in dialetto
romagnolo e una conclusiva, corale "I fought the law"
guidata da Molinari.
Da questo punto in poi il legame Jean
Fabry
/ RadioNK cominciò a diventare quasi una cosa
seria: grazie a loro ci esibimmo al Meeting
Etichette
Indipendenti di Faenza, portentoso evento mai
verificatosi prima. Replicammo il Celacanto
al
Luogocomune e alcuni di noi parteciparono alla
trasmissione radiofonica C4RN3 GU4ST4, in streaming
dall'Ex Macello di Russi (i nostri contributi al menu
della serata furono una sorta di reunion degli Amici Di
Buttalo e l'esecuzione corale del tormentone di Jonathan
Richman "Così veloce").
Arrivò il 2008, decennale
della prima esibizione col nome Jean Fabry.
Festeggiamenti adeguati al Circolo Arci Madamadorè (FC)
con lo spettacolo "Oppure? -
Dieci anni di Jean Fabry", sorta di compendio
storiografico-musicale della nostra strana avventura.
Gradito ospite Giuliani
all'organetto e visibile soddisfazione generale
al termine dell'esibizione.
In primavera 3° Raduno
universale raschiatori di barili, ancora al
Mataluna con esibizioni di Molinari
(comprendente l'esecuzione di "Com' un can sota la
lona", dall'omonimo disco di Vince Vallicelli in cui il
nostro figura come autore dei testi), Savini
/ Ragazzini in veste di cantanti (highlights
"La tartaruga" e "Cherta Straza", versione dialettale di
Greenback Dollar del Kingston Trio) e ospiti Giuliani
(con una reprise dallo spettacolo Zavaglio Generale,
"L'amore") e Vinsil McJagger
(oltre al materiale autografo, riletture a cuore aperto
di alcuni classici di Dylan). L'offerta dei Jean
Fabry comprese Richman ("Così veloce"), Michael
Jackson ("Billie Jean"), Donna Summer ("I feel love").
Solito delirio sotto e sopra il palco.
A questo punto accaddero
una serie di cose strane:
1) Alberto Campo su
Rumore recensendo il nuovo EP degli Wire lo definì
"Punk Mentale". Soddisfazione da parte nostra.
2) Io, Marlo, Cavina e
l'amico Carlo Ricci suonammo alla festa dell'asilo di
mia figlia, eseguendo tra le altre "I due liocorni" e
"La mucca balorda".
3) In luglio una
formazione ridotta dei Jean Fabry partecipò ad una
particolare serata in quel di Russi assieme allo
scrittore Matteo B. Bianchi
(autore radiofonico e televisivo di
Dispenser e Very Victoria) e ai lucidamente
folli Camillas.
Conduzione del sempre più giornalista Savini.
Nonostante una snervante serie di problemi tecnici è
stato un onore partecipare, quando mai capiterà più?
Stessa scena del delitto per l'ormai classico evento
settembrino in occasione della Fiera Dei Sette Dolori.
Linguaza fu uno spettacolo imperniato sul dialetto
romagnolo, basato su rivisitazioni in chiave più o meno
liscio-folk di brani tipo This land is your land (Woody
Guthrie), Just like a woman (Dylan), Sloop John B.
(traditional, arr. Beach Boys), Sweet home Alabama
(Almann Bros.), Eleanor Rigby (Beatles), Wish you were
here (Pink Floyd), Jumpin' Jack Flash (Stones), Anarchy
in the UK (Sex Pistols), più una manciata di originali
suddivisi fra Jean Fabry, Molinari, Vinsil, Radio NK e
una rilettura in vernacolo di Spleen (Baudelaire) da
parte di Andrea Giuliani. I puntuali interventi
interventi di Radio NK si basarono fondamentalmente
sulle biografie (ricavate da un minuzioso lavoro di
ricerca) degli autori (?) delle canzoni eseguite
(Masinelli / Pilucco, i fratelli Fabbri, Aristide
Piovaccari, Giovannone l'anarchico). Indubitabili
highlights della serata (penalizzata in maniera decisiva
dalla concomitante esibizione di una cover band a meno
di cento metri in linea d'aria, specchio fedele della
perfetta organizzazione locale) Magnaprit D'e God, cioè
Anarchy in the UK traslata in Mangiapreti di Godo
(frazione di Russi dai noti trascorsi anticlericali) e
Oh my Romagna (interpretazione a cura del Demiurgo di
Radio NK del classico di Casadei in chiave
crooner-mariachi con tanto di sombrero finale). Il 13
ottobre 2008 furono pubblicati sul sito web dei Jean
Fabry tre nuovi album, frutto di un lungo lavoro al
Dunastudio di Russi (RA): "La televisione non esiste",
"Celacanto" e "Raschiatori di barili volume 1: Fruga nel
rusco".
Al di là della bella recensione
di Savini su Blow Up
i tre album rimasero un "affare di famiglia". Oltre ad
una piccola serie di concerti e apparizioni più o meno
velleitarie, nel 2009 continuarono le collaborazioni con
RadioNK. Ne vanno segnalate almeno due.
IL FUTURO E' MEGLIO
La oramai degradata situazione politica richiedeva una
mossa audace in grado di cambiare le sorti del paese e
del mondo intero. Si decise così di candidare sindaco
Claudio Molinari. La solenne investitura avvenne durante
una serata nella quale si esibirono i fantomatici
Eternit (che eseguirono anche riletture del repertorio
de I locali di Oslo, fatto che diede origine ad un culto
in perenne crescita). Il programma di Molinari prevedeva
tra le altre cose l'istituzione della macchina dei soldi
in tutte le case e l'estrazione a sorte dei
parlamentari. Il riscontro fu notevolmente positivo ma
non sufficiente per vincere le elezioni.
BASTA ALLA MENTE
(homage à Jonathan Richman)
La oramai degradata situazione culturale richiedeva una
mossa audace in grado di cambiare le sorti del paese e
del mondo intero. Pertanto io, Pappi, Marlo e la radio
ci recammo nella stalla del benemerito Renzo Massa
(proprietario del pulmino con il quale i Jean Fabry se
ne andarono in giro qua e là negli anni zero) per una
trasmissione IN DIRETTA dedicata al mito Richman.
Eseguimmo anche Selene di Modugno e la ripescata
Amoureux Solitaires, oltre ad alcuni pezzi nuovi di
pacca. Il momento clou fu l'esecuzione corale di Ice
cream man con tanto di infinite reprise e interventi di
trombetta sciaguratamente azzeccati a cura di Marlo. La
cosa ebbe eco anche sulle pagine di Rumore, dalle quali
Maurizio Blatto aveva lanciato una campagna per il nobel
a Jojo.
Tra i concerti di questo periodo meritano
di essere segnalati quello all'Osteria
dei
venti a Bagnacavallo (su invito del coraggioso
Gianni Zauli di
Libri mai visti) e la realizzazione di un sogno:
l'esibizione al Circolo
Eternit di San Matteo Della Decima (BO) (su
invito del poeta precario Michele
Risi, incuriosito dalla recensione di Blow Up).
In più, sempre nel corso di quest'anno, prese una forma
più consolidata la versione "vietata ai maggiori" dei
Jean Fabry: Capra
& Cavoli (io, Marlo e Cavina). Nell'anno
nuovo questo trio fu addirittura invitato negli studi
della tv locale Canale 11 per una trasmissione sulla
befana!
Ah, la befana in tv fu interpretata da
Marlo.
Le canzoni "per bambini" furono il cuore
del primo nuovo progetto del 2010: il libro+cd Ambarabà
CD Cocò, prodotto da Altrie20 del sopracitato Gianni Zauli & C.
Le filastrocche prescelte (la maggior parte
straclassiche, più qualche originale) vennero messe in
musica dalla formazione allargata dei Capra
& Cavoli (cioè i Jean Fabry vecchi e nuovi,
tra cui Linda, Sofia, Giuliani e Ravaglia, finalmente
al flicorno!!!) e da alcuni ospiti: gli attori
Gaetano Colella / Nicoletta Fabbri e Marilena Benini,
prode illustratrice di Cotignola. Marilena fu
soprattutto una dei tanti artisti coinvolti nella
realizzazione del libro, vero e proprio catalogo
dell'illustrazione per l'infanzia (e non solo). Le
registrazioni furono effettuate al Dunastudio, in
concomitanza con quelle del nuovo
EP En Passant,
comprendente S.p.A., Jonathan Richman (sfacciata
dichiarazione d'amore al futuro Nobel), Dove si nasconde
il camaleonte, Stringi le viti di tanto in tanto,
l'omonima En Passant e Cento, Cento.
Sorprendentemente, grazie ad Ambarabà
e ad Altr'e20,
aumentarono in maniera notevole le occasioni per
esibirsi (sia per Capra & Cavoli che,
conseguentemente, per Jean Fabry): la cosa paradossale
fu che spesso fra le richieste dei bimbi c'erano
Rotoballe o I pappi dei pioppi, mentre fra quelle degli
adulti Dove si nasconde il camaleonte? o Ti dico una
cosa. Complice un cambiamento lavorativo a me favorevole
in termini di energia profusa e tempo libero, tentai
quindi l'impossibile: cercare di suonare ovunque ci
chiamassero e proporre concerti,
spettacoli a tema e laboratori (come l'Orchestra
Elementare con la benemerita 3° C della scuola
primaria di Russi). Arrivarono così il festival dei
bambini Marameo,
l'ennesimo Raduno
Raschiatori e addirittura una nuova versione di
Linguàza ad
Alfonsine, sempre con Radio NK. Da segnalare anche un
concerto pro Acqua Pubblica, la partecipazione al Festival Delle Arti a
Cervia, l'Autan
Day con quelli dell'Eternit
a Decima e un improbabile benefit per il Virus
Skate
Park di Lavezzola. Tutto questo girare
inconsulto tra palchi, strade e corridoi (sic) richiese
però un prezzo troppo alto e il nervosismo iniziò a
serpeggiare: la onnipresente precarietà della situazione
tecnica (troppo spesso si utilizzò un'amplificazione di
fortuna da noi assemblata) e la carenza di preparazione
dovuta alla scarsità di tempo per le prove portarono al
ritiro di Zini
dall'attività live, comprensibilmente stanco della
precarietà della faccenda. L'ennesimo ritorno
di Giuliani consentì al gruppo di andare avanti
navigando a vista, non senza soddisfazioni lungo la
strada (come il pogo
giovanile alla Festa Dell'Uva di Alfonsine
su Stringi le viti e il Circo Bidone) ma con una sempre
maggior stanchezza, più che altro da parte mia (avevo
fatto decisamente i conti senza l'oste). Per finire
degnamente questo periodo ci si ritrovò in studio per un
altro lavoro, l'ep Le
voilà le velò. Oltre al pezzo omonimo, ne
fecero parte Acqua c'am brus, Incartonati (dedicata
all'Edicola Bravetti, luogo di ritrovo socio-culturale
che chiuse i battenti dopo anni di onorato servizio), Ti
dico una cosa, Per l'eternità (col contrabbasso di Ravaglia, in un
tardivo recupero delle atmosfere Mondosordo) e Voglio
scappare il Circo Bidone (alla buon'ora). Cos'altro
ricordare di questo (comunque) Annus
Mirabilis? I balli africani del sindaco
all'Autan Day, la cover-fiume di Io sto bene (CCCP) al
Raduno, la "musica da corridoio" all'Osteria dei Venti,
l'esondante violino di Cavina sulle cover romagnolizzate
di The final Countdown e Born in the USA, la jam session
a Fusignano col poeta Eliseo Dalla Vecchia, i palchi
divisi con la Sofi & C. e la delirante session
radiofonica estiva con NK che ha visto nascere i Beach Boia (io e
Pappi). Basta così.
Al cospetto di cotanta grazia (2010) il 2011
non poteva essere in grado di competere e nasceva,
diciamo così, svantaggiato. E invece! Sono
successe cose più o meno incredibili, tipo: 1)
Voglio scappare con il Circo Bidone si è classificata seconda al concorso di
Radio NK Siamo Intenti Ad Esternare; 2) i Jean
Fabry hanno calcato il palco del prestigioso Teatro
Socjale di Piangipane (dividendolo con Bonetti,
per dire), in una serata organizzata da CGIL; 3) AmbarabàCDcocò ha
vinto il prestigioso premio
Soligatto (letteratura per l'infanzia), con
conseguente viaggio in provincia di Treviso ed
esibizioni davanti a scolaresche scatenate; 4) per la
prima volta i Jean Fabry hanno suonato ad un Vespa
Raduno (!) in quel dei colli cesenati su invito
di Fino all'ultima scintilla; 5) il duo Jean
Fabry 1861 (Baruzzi/Giuliani) si è esibito
nelle tre serate consecutive del Festival Delle Arti a
Cervia (RA) sciorinando un repertorio basato in gran
parte su classici della canzone italiana in occasione
dei 150 anni
dall'Unità: grande fatica ma anche grandi
soddisfazioni, grazie anche agli ospiti della famiglia
Jean Fabry (sindaco Molinari sugli scudi per una
versione di Canzonidamore con molteplici effusioni fra
il pubblico); Poi, oltre ad una serie di ritorni sul
luogo del delitto (Mataluna, Referendum Acqua Pubblica,
Marameo Festival, Eternit) l'impossibile è divenuto
realtà: grazie ad AmbarabàCDcocò
e alla Festa del libro
e delle culture italiane, Jean Fabry è
finalmente tornato a casa: Parigi.
I tre convulsi giorni trascorsi nella Ville Lumière dal
sottoscritto, Pappi e Marlo sono entrati nella storia di
questo branco di folli (o presunti tali) che nel lontano
1994 furono fulminati da Giovanni Fabbri e dalla sua
musique. Ed ora? Con Giuliani diventato babbo e la crisi
economica alle porte, il futuro si preannunciava
imprevedibile. Come sempre.
2012
Il gruppo Jean Fabry ha attraversato indenne una serie
di anni bisestili (in barba alla superstizione e ai
luoghi comuni) fino al fatidico 2012. Durante questi 366
giorni non è capitato nulla di particolarmente nuovo, ma
si è fatta strada una precisa presa di coscienza: quella
di rappresentare un qualcosa di inusuale e non soggetto
alle normali regole sociali, in una parola qualcosa di
bisesto. Va detto per dovere di cronaca che il 29
febbraio di questo particolare anno il sottoscritto si è
esibito al rinomato Teatro
Socjale con una frattura costale non ancora
diagnosticata (dovuta, tanto per restare nel bizzarro,
ad un mattutino colpo
di tosse) e da quel momento hanno preso forma
una serie di canzoni che avrebbero costituito il nuovo
album dall'ovvio titolo di Bisesto,
appunto.
Il lavoro è stato come al solito realizzato al Dunastudio
ma stavolta con un assetto piuttosto scarno (io Pappi
Marlo con un paio di ospitate del sindaco Molinari e
della Sofia Baruzzi); tra le canzoni vanno segnalate
"L'equinozio non guarda in faccia a nessuno", la
filastrocca contro l'estinzione "La canzone del tritone"
e "E la balena" (subito un classico delle esibizioni dal
vivo, anche a concerto finito nei dintorni del palco).
Il 2012 ha visto proseguire l'inarrestabile (?) ascesa
dei Capra & Cavoli,
vero e proprio cavallo di troia per portare il punk
mentale alle masse. Evento epocale la proiezione di Torbido Blok al
Centro Culturale Valtorto; il cosiddetto film è stato
montato (dopo 22 anni) nel mese di convalescenza per la
costola. Bella performance estiva a Massa Finalese (MO)
nelle zone colpite dal terremoto e finale d'anno con Cul De Sac, ennesimo
raduno dei raschiatori di barili al Mataluna. Molto
gradita la presenza in molte esibizioni del Maestro
Stefano Guberti al sax e, all'occorrenza, al
cajòn.
2013
Durante la prima parte del 2013 i Capra & Cavoli
hanno spopolato, togliendo spazio ed energie ai Jean
Fabry: è stato anche registrato anche il nuovo lavoro "Io sono un libro",
in vista di una futura pubblicazione rivolta alla scuola
primaria. Belle esibizioni alla Vecchia Stazione di
Forlì, al circolo Arci Gulliver, ai Lom a merz di
Savarna (come Jean Fabry ma con repertorio misto), al
parco Teodorico di Ravenna e un clamoroso ritorno sul
luogo del delitto a Gambellara
(dove nel 1994 tutto ebbe inizio); nel corso dei vari
concerti è emersa però sempre più prepotentemente una
gran nostalgia di punk mentale, che ha condotto ad una
serie di eventi:
- Punk, amore e
fantasia al Festival Delle Arti di Cervia
(formazione comprendente il sottoscritto e il violino di
Cavina, con la Sofia Baruzzi come guest star e
repertorio spaziante da classici JF e C&C più cover
dei CCCP e del compianto Jannacci, oltre ad un omaggio
all'altrettanto compianta Margherita
Hack, eccetera)
- incremento delle date Jean Fabry con apparizioni al
Bagno Ettore di Punta Marina, alla comunità Conigliera
Felice nei dintorni di Faenza, al centro culturale
Acrylico di Bagnacavallo (con esiti disastrosi) e al
Cisim di Lido Adriano (lieto fine con omaggio conclusivo
allo scomparso Lou
Reed)
- uscita del nuovo
album "Io non
ci voglio andare", che ha visto la
partecipazione del maestro Guberti oltre a Molinari,
Giuliani e il prezzemolo Sofia in "marcello
Pipistrello": segnalazioni doverose per il canto
popolare della titletrack ("Io non ci voglio andare"),
lo ska anni '80 "Ragionevolmente", il ballo di gruppo in
spagnolo "La neurona", l'inno degli indecisi
"Meteopatia" e la filastrocca in dialetto "La
gatapozla", nata su impulso dell'amico William Rossano
pensando ad un animale immaginario (in realtà in
romagnolo la gatapozla è la camomilla!)
- pianificazione per un nuovo,
vero, tangibile compact
disc a mo' di raccolta da realizzarsi appena
possibile per apporre il marchio definitivo a
quest'epoca di produttori di rusco.
2014
La sola cosa negativa che si possa dire sul 2014 è che i
lavori per il cd antologico sono andati piuttosto a
rilento. Per il resto, l'annata è partita con la
riproposizione di Linguaza
al CSA Capolinea con l'apporto del maestro Guberti e del
dottor Ragazzini, passando poi alle celebrazioni per il
ventennale della nostra avventura musical-situazionista:
Vent'anni di pappi dei
pioppi al Mataluna (e dove, se no?). La serata
in questione è stata un viaggio nel tempo sui generis,
atto a rievocare quei giorni del 1994 in cui tutto ebbe
inizio: di conseguenza Pappi ha imbracciato il basso e
sono rispuntati fuori gli America Television Love, con
cover varie (Romagna Paranoica, Son la mondina son la
sfruttata, Rape me) e ripescaggi improbabili.
In aprile è finalmente uscito il nuovo libro-cd di
Gianni Zauli / Capra & Cavoli "E se a scuola non ci
vado?" (Fulmino Edizioni), contenente le nove canzoni di
"Io sono un libro"; doverosa segnalazione per il brano
sulla storia "L'andirivieni" (agile quattro quarti
antimilitarista contenente la poesia di Molinari "Tera e
guera") e per "Sulla carta" con l'arrangiamento
dell'amica pianista Koro Izutegui. Non manca un inno
all'intervallo ("Per fortuna c'è la campanella") e la
nostra personale visione del multilinguismo ("Le lingue
sono un mucchio").
Nel corso dell'anno i Capra & Cavoli hanno anche
portato in giro per la Romagna le canzoni del nuovo
spettacolo "Fole e bestiole", presentando anche il pezzo
"I'm a little axolotl", ennesima variazione sul tema
dell'estinzione (e degli anfibi).
L'estate dei Jean Fabry
ha invece visto svolgersi tre eventi memorabili:
1) la "prima" di "Mãgna mãgna pur?n!", spettacolino
incentrato sul cibo portato in scena al Festival Delle
Arti di Cervia col palco trasformato in trattoria di
provincia (esibizione in grembiule, panni stesi e
tavolino apparecchiato);
2) la partecipazione al "Fusignano Bike Night"
nell'omonima cittadina, organizzato dall'associazione A
ruota libera e dall'Enoteca Fata Roba (grandi ritorni
per la bicicletta gialla e "Le voilà le velo", oltre al
debutto del nuovo pezzo "Quella sera al Mataluna");
3) l'inserimento nel prestigioso cartellone de
"Nell'arena delle balle di paglia", organizzato
annualmente dall'associazione Primola di Cotignola (RA)
nell'anfiteatro sotto il fiume Senio; piccola
performance ad alto tasso emotivo, all'insegna dei
problemi tecnici e con un sentito omaggio ai Ramones e a
Freak Antoni.
Ciò che ci ha caratterizzato maggiormente nel corso del
2014 è stato comunque l'impegno politico, che ci ha
visti a fianco de L'altra sinistra in varie iniziative
elettorali e non. Abbiamo dato il nostro modesto
contributo alla campagna per Nicola Fabrizio (Zigulo)
sindaco di Russi e abbiamo partecipato anche alle
campagne per le elezioni europee e regionali (in
quest'ultimo caso abbiamo avuto modo di condividere lo
stesso palco di Ivano
Marescotti e persino di Alberto
Camerini, fenomenale pezzo di storia della
musica "popular" italiana, di cui sarà difficile
scordare le conversazioni a tema musicale con Molinari).
A chiudere l'anno la partecipazione a "Oltre il fiume"
al teatro di Russi, evento organizzato in occasione dei
70 anni dalla Liberazione della città dall'ANPI e
dall'amico / compagno / complice Balbi. Nel nostro breve
intervento siamo riusciti a portare in scena tre canzoni
da "Io sono un libro" con la partecipazione del Piccolo
Coro Della Liberazione (sparuta ma agguerrita
delegazione delle classi quarte della scuola primaria,
compresa ovviamente la Sofia). Alla fine, versione
corale di Bella ciao: uno dei momenti più emozionanti di
questi venti anni di punk mentale.
2015
L'anno 2015 si è tristemente aperto con la
scomparsa di Stefano
Guberti, grande musicista e soprattutto grande
amico e compagno di avventure: è stata una fortuna fare
un pezzo di strada con lui e non lo dimenticheremo mai.
Siamo partiti dalla sua storica registrazione di sax
liscio-jazz su "E zir d'e clomb" per assemblare
finalmente la nostra antologia "rivisitata"; i lavori si
sono protratti per tutti i dodici mesi e la
pubblicazione è prevista per la primavera 2016. Se ne
parlerà a tempo debito.
Intanto, va archiviato con stupore (come dicono i veri
artisti) questo 2015 faticoso e pieno di soddisfazioni.
Nonostante la gioventù sia ormai ridicolmente lontana,
la perizia strumentale non si sia mai evoluta e gli
scazzi fra noi siano all'ordine del giorno, teniamo
botta anche perchè oramai è impossibile tornare
indietro. Ovviamente la carretta è sempre più tirata
avanti dai Capra & Cavoli, che hanno girato
dappertutto tra feste, piazze, mercatini, biblioteche,
librerie, scuole, teatri, mostre e persino tv locali. Secondo logica,
presto tutto questo finirà ma per il momento ci godiamo
la situazione ringraziando i pochi (ma buonissimi) fans
che non perdono occasione per incoraggiarci e
sostenerci, nonostante non siano ancora noti gli effetti
a lungo termine del punk mentale sui bambini. Speriamo
bene. Segue dettaglio delle recenti imprese JF /
C&C.
Errando
Trattasi del nuovo EP Jean Fabry in free download.
Contiene 6 brani.
Errando: nato come omaggio/parodia di un celebre
cantautore siciliano, il pezzo ora vive di vita propria.
Gnu che?: la nostra idea di new wave, con l'idea di
realizzare prima o poi una rassegna/evento in quel di
Fusignano (culla di una fertile scena creativa nei
famigerati anni ottanta).
I'm a little axolotl: la famosa canzone sulla strana
bestia che non diventa mai adulta, finalmente in una
degna versione da ballo grazie allo zampino di Ivano
Giovedì.
Io combatto e vinco: canto energico con pretese di inno
motivazionale.
Mãgna mãgna pur?n!: brano di riflessione sulla
cosiddetta "cultura del cibo" in contemporanea con Expo
2015.
Quella sera al Mataluna: uno di quei pezzi che vengono
fuori così, da un giro di Pappi e da parole
sufficientemente stupide. La piccola storia dei Jean
Fabry è passata spesso dal Mataluna ed era giusto farlo
presente. Anche quest'anno ci siamo andati per due volte
ed è stato sempre come essere a casa nostra.
Fole e bestiole
Mini-cd dei Capra & Cavoli (autoprodotto) che
raccoglie le canzoni animalesche degli ultimi anni non
ancora pubblicate su supporto fisico. Gran bel lavoro al
Duna Studio per far quadrare il tutto e mini-tour estivo
promozionale.
Giricoccola
Ancora Capra & Cavoli per 4 nuovi brani
(Giricoccola, Zio Lupo, Cola Pesce e Giovan Balento) in
free download, realizzati tutti in un'unica giornata
(sempre da Duna) su proposta degli organizzatori
dell'omonima mostra fotografica ravennate, ispirata alle
Fiabe Italiane di Calvino. Calorosa esibizione corale in
occasione della chiusura dell'esposizione.
Astromalestro
Per il classico appuntamento al Festival Delle Arti di
Cervia (tema di quest'anno: E luce fu) si è pensato ad
una performance "stellare", con ambientazione
pseudo-scientifica comprendente bastoncini luminosi,
camici da scienziato pazzo e canzoni a tema (la
titletrack, Lontane autostrade deserte, le nuove
Astronavi e Lucine, Eclisse twist di Mina e ovviamente
Selene di Modugno). La serata si è interrotta
bruscamente sotto un fortunale d'altri tempi, il che ha
portato ad una impegnativa ma gradita replica la sera
successiva (stavolta senza pioggia).
La lumaca e l'axolotl
Spettacolo C&C semi-improvvisato assieme al
giocattolaio Roberto Papetti e al fotografo (termine
riduttivo) Stefano Tedioli; risultato divertente per
tutti, persino per il pubblico.
E se a scuola non ci
vado?
Molte presentazioni per il libro-cd con Gianni Zauli.
Qualche maestra coraggiosa ha addirittura scelto alcuni
brani per le fatidiche feste di fine anno scolastico.
Scor com ut a insigné
tu mé / Te ad chi sit e fiol?
Abbiamo volentieri accettato l'invito a partecipare ad
un paio di manifestazioni in dialetto romagnolo, in
compagnia di vecchie e nuove conoscenze come il prode
Maurizio Benvenuti (cartografo della Romagna e mille
altre cose).
Varie ed eventuali
Oltre ad essere il titolo di un nuovo brano dalla forma
non ben definita, il titolo di questo paragrafo intende
raccogliere brevemente le numerose collaborazioni: con
Primola (Trecento case lungo il Senio, nell'anniversario
della Liberazione), con La Sinistra Per Russi (per la
fondazione dell'omonima associazione), con Ruota Libera
Fusignano (per il loro compleanno), con la Bottega
Matteotti e, dulcis in fundo, con L'Associazione La
Pallacorda per Jingle Bell Ross. Quest'ultima è stata
una serata pazzesca al Teatro di Russi, durante la quale
le numerose band locali hanno presentato brani natalizi
ognuno a modo suo; noi abbiamo portato le stesse tre
canzoni eseguite l'anno scorso sotto ad un lampione
davanti a casa di Pappi, cioè Campanela (versione
dialettale di Jingle Bell eseguita dal sindaco
Molinari), Buon Natale Animale (con il Piccolo Coro
Capra & Cavoli in costume da bagno pronto per le
vacanze... estive) e la celeberrima Vorrei cantare
insieme a voi (però con finale à la Ramones).
2016
2016: anno bisesto di transizione. In casa Jean Fabry
sono lentamente proseguiti i lavori dell'album
antologico e nel frattempo sono anche successe altre
cose.
GNU CHE?
Da tempo immemorabile io e Pappi fantasticavamo sulla
possibilità di richiamare la dovuta attenzione sulla
storica scena punk / new wave di Fusignano (RA). Con la
collaborazione del Comune e del Circolo Brainstorm
questa volta ce l'abbiamo fatta: mostra di foto /
memorabilia e concerto. Perchè l'abbiamo voluto fare?
Per affetto e riconoscenza verso una scena artistica e
musicale molto peculiare che ha contribuito a fare di
noi stessi quelli che siamo, nel bene e nel male. Grandi
emozioni nel lavorare all'organizzazione degli eventi:
la nostra incapacità organizzativa è stata mitigata dal
supporto di Hans dei Reverse (che tra l'altro si sono
riuniti per l'occasione) e degli altri protagonisti del
periodo, venuti in massa a dare una mano. I capelli
bianchi e gli acciacchi non hanno potuto nascondere la
forte componente creativa degli Spots Magazines, dei New
Machine For Reprise, degli Ex Cathedra, dei Model Worker
e della Romagna Insolita di Pietro Meletti (artista
poliedrico che ha spaziato dalla musica alla pittura):
tutti sempre proiettati verso il futuro, a differenza
dei retromaniaci odierni.
ESIBIZIONI VARIE
Per finanziare il lungo lavoro di studio ci sono state
svariate date Capra & Cavoli, tra cui la performance
all'Arena Delle Balle di Cotignola, luogo di culto della
Bassa Romagna estiva. Con il fondamentale apporto di
Serena e Margherita di Primola, lo spettacolo è stato
forse il più bello nella storia di questo piccolo gruppo
di non-musicisti per bambini. Per tutta una serie di
motivi, l'esperienza ha ormai fatto il suo corso e il
poco tempo libero futuro sarà praticamente tutto per il
punk mentale. Quest'ultimo si è palesato nei soliti
contesti: al Festival Delle Arti di Cervia con uno
spettacolo denominato "La fine del confine" (highlight
una terribile versione di "Sì, viaggiare" e persino
"Roma-Bangkok"), alla Fira Di Sett Dulur e in un paio di
occasioni legate alla politica (presentati i pezzi nuovi
"Costituzionale alé alé" e "Tra un virus e un velox").
C'è stato anche il bis natalizio di Jingle Bell Ross
sempre con l'ottimo Ragazzini (in gran spolvero nel
brano omonimo).
ACUSTICA RUSTICA
Per ingannare l'attesa del solito album, sono tornato a
frugare nel rusco per assemblare "Acustica Rustica"
(Raschiatori Di Barili - Secondo Volume), raccolta
di registrazioni in bassa fedeltà dal 1998 al 2010.
Finalmente (?) pubblicati pezzi come la titletrack o il
valzeraccio Tutto esaurito. Tra il fruscio dei nastri,
gli errori e la solita auto-indulgenza, è stato un bel
giretto nel passato in attesa del famoso futuro.
2017
E finalmente il futuro arrivò. Dopo lunghi mesi di
gestazione, un bel dì di marzo arrivarono al Dunastudio
mille copie del cd "Se non vuoi perdere i pezzi",
pubblicato da Brutture Moderne e attribuito al
gruppo Jean Fabry. Punto di arrivo o punto di partenza?
Per un trio di non-musicisti cinquantenni probabilmente
è più sano propendere per la prima ipotesi, anche se poi
non si sa mai. Nel disco ci sono quindici pezzi, quelli
più "caratteristici" del repertorio, riarrangiati per
l'occasione con l'apporto di tanta gente che nel corso
degli anni ci ha mostrato vicinanza e affetto: Lelo,
la Maria col corno, Ragazzini, Soda, Zigulo, Balbi,
Sintini, la Rosanna, due David (Tucci e Howley), la
Camilla, Balbi, Hans, Duna e la Giulia, l'Elisa del
Mataluna, la Stefania con la frusta, i Maestri
Carnevali e Guberti, il Professor Cantalupi, tutti
quelli che hanno suonato nei Jean Fabry e tre figlie.
Ah, e l'immagine di copertina di Roto. Vista
così pare una roba di famiglia e lo è proprio: una bella
festa conclusiva sotto forma di dischetti di
policarbonato con cui contribuire ad inquinare il mondo.
Il 21 aprile (dopo la realizzazione dell'assurdo video
di Rotoballe a cura di Daniele Zini)
presentazione ufficiale all'Auditorium di Fusignano
(divagazioni metafisiche di Riccardo Ragazzini,
Cantalupi al telefono, Soda ai cori, Cavina
travestito da coniglio, strobo su I pappi dei
pioppi, cover di CCCP / Richman / Becaud) e struggente
recensione di Savini su Blow Up. Fine? No. Per un
paio di motivi: 1) siamo ancora vivi e 2) c'è da finire
di pagare le spese. Quindi: ultime cartucce Capra
& Cavoli con epilogo (?) al Marameo Festival
di Faenza e date Jean Fabry sporadiche ma non per questo
divertenti e stimolanti. Innanzitutto Rido'N'Dante
al Festival Delle Arti di Cervia: spettacolino con
riferimenti all'Inferno del Sommo Poeta (letture senza
vergogna delle traduzioni in dialetto romagnolo del Talanti),
celebrazione dei 50 anni di All you need is love (anche
lei in romagnolo) e ironia di grana grossa sul revival
del Liscio (Liscio Inferno, cover di Disco Inferno
sempre ovviamente in vernacolo). Hanno fatto capolino
anche due pezzi nuovi: Sotto il sole digitale
(sulla mia patologica avversione nei confronti degli
smartphone) e la titletrack Rido'N'Dante. In autunno
tris di apparizioni: in primis Wikipoz, talkshow "sui
generis"al Fontanone di Faenza (condotto da Roberto
Pozzi della Metallurgica Viganò e del periodico
Gagarin), dove con "Stringi le viti" ed "E la balena" ci
siamo fatti dei nuovi amici fra cui il progetto teatrale
Panda Project (che ci ha onorati con una puntata
del loro podcast Minuti); più avanti l'amico Michele
Antonellini ci ha invitato alla Bottega Matteotti
per una affollata dimostrazione pratica di punk mentale
incredibilmente ben accolta dal pubblico; infine la
terza apparizione a Jingle Bell Ross in cui
abbiamo riproposto le solite baggianate col solito Ragazzini
(avercene).
2018
Il 2018 per i Jean Fabry è stato un anno di lotta e
resistenza: lotta contro il tempo che implacabilmente ci
sottrae energie e resistenza nel nome del punk mentale,
mai come quest'anno chiaro e limpido nel suo palesarsi.
Il consolidamento della formazione minimale a tre (+
Molinari "guastatore") e numerose circostanze favorevoli
(leggasi ottimi service e grandi fonici) hanno permesso
la realizzazione di svariate esibizioni da ricordare,
come al Circolo ARCI Kinotto di Borgo Masotti (gestito
dal cantautore ravennate Viscuso), alla solita Fira Di
Sett Dulur di Russi e alla Settimana Del Buon Vivere di
Forlì, dove in serata gelida si è proceduto ad un set
"antologico" dell'annata in corso con tanto di cover
("Kinotto" degli Skiantos, "Summer on a solitary beach"
di Battiato, "Eclisse twist" di Mina e "A message to
you, Rudy" di Dandy Livingstone).
Ci sono stati poi degli eventi speciali:
Disco Pom
Ritorno al Bunker (già Eternit) di San Matteo della
Decima (BO) per un pomeriggio alternativo in compagnia
dei ragazzi del GAP "Villa Emilia". Marlo scatenato in
discoteca.
Scor com ut à insigné tu mé
Seconda partecipazione all'evento faentino dedicato al
dialetto romagnolo, in compagnia di mostri sacri come
Bonetti, Quinzan, Bellosi, eccetera. Abbiamo presentato
Uriginél. Prima o poi faremo un album in vernacolo. Con
calma.
Mondo Limbo
Solita gradita partecipazione al Festival Delle Arti di
Cervia, dove è proseguito il viaggio nella Commedia
dantesca. Presentato il pezzo "La vita (fuori
dall'internet").
Voglio scappare con il Circo Bidone
Mattana estiva scaturita dall'impellente bisogno di
omaggiare uno dei nostri miti principali, con esibizione
sulla pista del Circo in quel di Fusignano. Gruppo al
completo con il Sindaco, Cavina, Balbi, Giulio e il suo
erede Niccolò alla sbatteria. Esito un po' sopra le
righe, con qualche sbavatura dovuta al caldo e alla
guitteria.
Garage Panda
I Panda Project ci hanno invitato alla loro performance
"di quartiere" e ci siamo esibiti in strada e in garage
(finalmente!). Presente anche Pozzi. Situazionismo à
gogo.
E poi, per tenerci impegnati nei periodi di magra
(e la sensazione è che ne stia arrivando uno bello
lungo) ci siamo inventati la nostra versione degli House
Concerts: si chiama Jean Fabry a casa di... e quest'anno
abbiamo invaso le abitazioni di Mirko Liverani e Mirko
Caravita (il nostro eroe, in bici da Fusignano a Capo
Nord per dimostrare che "tutti possono farlo").
2019
L'arrivo del paventato periodo di magra è coinciso con i
25 anni di attività dei Jean Fabry
(nelle svariate forme e denominazioni) e le celebrazioni
sono comunque state all'altezza. Intanto, in piena
modalità anti-celebrativa, abbiamo realizzato un album
nuovo in free download: Radical Twist.
I lavori si sono svolti come sempre da Duna,
con la formazione essenziale a trio più il Sindaco
Molinari in un paio di cameo (finalmente in un disco dei
Jean Fabry si è udito il mitico "kazax"); l'umore
generale dei pezzi è stato sicuramente influenzato dalla
mia avversione senile per i social
network e gli smartphones ma abbiamo anche riscoperto la
nostra fiera indole "radicale", soprattutto nella
titletrack, che parte dagli ascolti infantili di Radio
Capodistria per arrivare alla nostra buffa
situazione attuale. Tra gli altri brani "Tra un
virus e un velox" (blues per moderni
misantropi), "...e vien dal Malcantone"
(canzone folk su leggende metropolitane e fake news), "La
vita (fuori dall'internet)" (terza versione
di una canzoncina sugli anni della rete, nata negli anni
novanta e arrivata fino a qui). Sarà sempre più
difficile registrare materiale nuovo, dato che i Jean
Fabry si sono sempre sostenuti con l'attività dal vivo e
oramai siamo agli sgoccioli. Qualche progetto è
però ancora in piedi e mai dire mai.
Sicuramente mi piacerebbe raccontare in modo minimale la
nostra storia con un documentario: i
lavori sono già iniziati assieme a Daniele "Gnelez"
Zini. Un altro sogno sarebbe quello di una rassegna
musicale sulla Romagna alternativa e mi piacerebbe
chiamarlo Uriginêl: intanto questo
nome l'abbiamo usato per il consueto spettacolo al
Festival delle arti, dove abbiamo approfittato del tema
(il Paradiso dantesco) per eseguire (oltre all'inedito
"Ampi sprazzi di sereno") "In heaven" di David Lynch,
"When the saints go marching in" e (finalmente) "A
zonzo" di Stanlio e Ollio. Abbiamo suonato anche al Bagno
Quevida di Porto Corsini, al matrimonio
di Antonio (Sodano) e Saveria (che ci hanno commosso con
la richiesta di eseguire "E la balena",
ormai inno personale e universale) e al neonato Festival
della Curiosità di Russi. In occasione di
questo evento ho avuto l'onore di collaborare con
Marco Zanotti, Francesco Cimatti e molti
altri artisti russiani per "A sò curios", tormentone
semplice ma - apparentemente - efficace, suonato durante
la (già) storica Parata dei curiosi. A Russi ho
partecipato anche all'organizzazione della serata "Ricordando
Muzak", in memoria dell'omonimo titolare
dell'omonimo negozio di dischi dove mi sono fatto le
ossa "culturalmente" fra gli anni ottanta e novanta: ho
suonato con Angelo Sintini (che mi ha persino fatto fare
"L'avvelenata" di Guccini) e Giuseppe "Gello" Orselli.
Oltre alle cover ho infilato anche la nuova "Bar
Muzak". Sempre nella mia cittadina, in
occasione dell'inaugurazione della locale Casa
del popolo, si sono riuniti I pappi dei
pioppi che con il supporto de L'aviatore (Luca Balbi)
hanno sciorinato una serie di canti politico-sociali tra
cui "Son la mondina son la sfruttata"
che faceva parte del nostro primo repertorio venticinque
anni fa. A proposito di questo, la più importantante
apparizione dei Jean Fabry del 2019 è stata quella alla
Barcaccia di Forlì dove abbiamo proposto VENTICINQUE
e abbiamo fatto festa con Molinari, Miguel, il Maestro
Mauro Cavalazzi (conosciuto la sera stessa,
in pieno spirito punk mentale) e il grande ritorno di
Giulio al rullante selvaggio. Due ore e mezza di grandi
emozioni con graditi ritorni ("Ginko biloba", "Nero",
"La grande tavana", "La liturena", "La gatapozla",
"Zavaglio generale") e azzardi tipo "Come together" dei
Beatles. L'esperienza dei Jean Fabry potrebbe anche
concludersi qua.
2020
Il peggiore degli anni bisestili è cominciato bene, in
modo insospettabile: una bella esibizione "di
sottofondo" in occasione di una affollata caccia al
tesoro nel territorio comunale di Russi con ospiti
di prestigio (Balbi, i Canterini Romagnoli) e scaletta
eclettica (A sò curios, una versione-fiume di A message
to you Rudy, la nuova Riciclami, Bad guy di Billie
Eilish e la vincitrice di Sanremo Fai rumore). Poi,
è arrivata la pandemia. L'evento più sconvolgente
dai tempi della guerra ha banalmente rivoluzionato la
vita di tutti e c'è voluto un po' per trovare sollievo
in un hobby di lusso come i Jean Fabry. Tenersi
impegnati con il punk mentale si è confermato
terapeutico: sono arrivate alcune canzoni nuove e un
video su Youtube direttamente dalla prigione-lockdown.
Poi, complice l'allentamento dell'emergenza siamo
riusciti a suonare anche quest'anno al Festival
delle arti di Cervia, dove abbiamo portato "Cercalo",
concept sul fantastico nella vita quotidiana. Il tema
del Festival era il centenario felliniano e noi abbiamo
provveduto, dopo otto pezzi e mezzo, a fare eseguire a Molinari
col "kazax" il tema del film-capolavoro del 1963.
Tra momenti di alta intensità espressiva, tragiche
cadute di tono per problemi tecnici, molta guazza e una
buona dose di guitteria c'è stato modo anche di
ricordare il prematuramente scomparso Zagor Camillas,
con la cover di Banana bullone. Successivamente, prima
dell'autunno e della seconda ondata del virus, sono
tornati persino i Capra & Cavoli in un bel
pomeriggio a Bagnacavallo in cui sono sbucate dai
meandri della memoria tutte le fole e le bestiole dei
vecchi tempi con la missione di stimolare i bambini di
ogni età ad essere sempre curiosi. A questo punto, non
restava che esagerare e fare un disco partendo dalla
copertina: è arrivato l'ep Senile (titolo
quantomai opportuno), scaturito appunto dalla cover
realizzata da Zini in uno slancio immaginario e che
invece si è rivelata traino per gli ennesimi segnali di
vita del nostro gruppo "in famiglia". Lavori al
Dunastudio con Alessio Ruscelli per sei pezzi:
la titletrack, il "pezzo-covid" Almeno, il canto
ecologico-intimista Riciclami, la catartica Cercalo, il
"rap" alla nostra maniera (ginopaoli) e la vecchia Quant
ridar (scaramantico-apocalittica scheggia romagnola
molto gradita al sindaco Molinari, ovviamente ospite).
Ora, con le forze rimaste e il futuro pieno di
incognite, si proverà a continuare l'impegno del documentario
sulla nostra storia, ennesimo progetto
autoreferenziale e di conseguenza necessario.
2021
Beata ingenuità! Pensavamo che sarebbe durata
poco e invece... ancora un anno di pandemia. I Jean
Fabry si sono esibiti una volta sola, come sempre
al Festival Delle Arti di Cervia, tra l'altro
senza Pappi (c'era però Molinari). Titolo della serata "Preferisco
l'insalata", omaggio a Battiato in linea
col tema della rassegna (Frutta e verdura, salute e
natura). Eseguite con la solita faccia tosta Strawberry
Fields Forever, Banana Boat Song, Tutti Frutti,
J'entends siffler le train ed Et maintenant
(Gilbert Becaud era una delle passioni del nostro antico
nume tutelare Giovanni Fabbri, ennesimo cerchio
che si è chiuso). Il giorno dopo ho partecipato al Festival
Della Curiosità di Russi, eseguendo prima A sò
curios in piazza sotto il sole cocente e poi
accompagnando Roberto Pozzi nel suo talk-show Wikipoz.
Oltre a Ma... cos'è questa crisi? di Rodolfo De
Angelis, complice la presenza di Savini col suo libro
sul liscio mi sono lasciato andare a Simpatia di Raoul
Casadei. In autunno, bella gita al Bosco Urbano
di Conselice con i Capra & Cavoli al
completo in versione unplugged: Marlo si è trasformato
in Zio Lupo e Pappi è riuscito ad arrivare in fondo con
le pile delle tastiere ancora cariche. A fine anno, dopo
alcuni infruttuosi tentativi di registrare qualcosa
assieme, la mia voglia di produrre comunque qualcosa ha
partorito il primo ep dei Salti di scimmia (cioè
io al lo-fi e Duna a fare magie al mixer). 2-3 salti di
scimmia è il primo pezzo, solita roba in levare con
testo post-apocalittico (i "selt ad semia" sono un
alimento immaginario con cui ci si rideva addosso ai
tempi della miseria); poi c'è S'la foss par me in
dialetto romagnolo che affronta il tema della socialità
(il che fa ridere perchè in Romagna si vive da sempre
un'ambivalenza paradossale fra la rinomata accoglienza e
l'essere strégn o spagogn = sdegnoso, serio, poco
socievole); infine Càpita, canzone non-solo-natalizia
ispirata ad una installazione faentina del Maestro
Gorini. Alè, può bastare: in futuro arriveranno
altri salti di scimmia, oltre ovviamente al ritorno dei
Jean Fabry.
2022
Il resoconto del 2022 si può suddividere i nei quattro
capitoli sottostanti.
PAX MENTALE
Dopo lo scoppio del conflitto armato fra Russia e
Ucraina sono stato coinvolto in un paio di
manifestazioni pacifiste locali, eseguendo canzoni che
non avrei mai pensato più di suonare, tipo Give peace a
chance, Blowin' in the wind, Il disertore oltre a
L'andirivieni, E la balena, Contronatura. Il me stesso
nonviolento degli anni giovanili si è risvegliato di
soprassalto, poi è tornato a dormire pensando si
trattasse di un brutto sogno. Mah.
PERSEO PERSEVERA PER SE'
Secondo EP dei Salti di scimmia, composto da tre brani.
1) Perseo persevera per sè: roba tipo R.E.M. (tipo, non
esageriamo) ispirata dal rover Perseverance, tutto solo
(?) su Marte ad incarnare lo smisurato ego di noi
insignificanti microrganismi sotto sotto ancora convinti
che il sole ci giri intorno. 2) Tropa dopa: roba tipo
post-punk dei poveri (beh, tutto è post-punk quindi
questa ci sta) ispirata dalla mirabolante scoperta che
ognuno ha il suo tipo di droga e ne fa uso per
combattere il logorio della vita moderna (a volte
esagerando per eccesso, ahia). 3) Noto: roba tipo
Ligabue (no, dai, scherzo) ispirata dal tempo che passa
spietato, costringendoci ad aprire gli occhi godendocela
finchè dura. La terapia Salti di scimmia continua.
DOVE IL MONDO E' DIVERSO
Festival Delle Arti di Cervia (senza Pappi) con
spettacolo ispirato a Sapore di sale (tema di
quest'anno) e scaletta varia ed eventuale, con la
suddetta canzone di Gino Paoli, il nostro pezzo dal nome
"ginopaoli", canzoni per bambini, dialetto romagnolo,
psichedelia da quattro soldi, battute che capiamo solo
noi e a volte neanche, altre cover molto conosciute ma -
citando Miguel degli MM40 presente fra il pubblico - tra
le più tragiche del repertorio saccheggiato. Gnelez ci
ha dato una mano a montare la baracca aiutandoci anche a
risolvere il problema della cassa solitaria (una delle
due è cioccàta quando l'abbiamo collegata all'impianto):
la soluzione era ovvia: io a destra, Marlo a sinistra e
cassa nel mezzo a mo' di totem.
UNO, DUE, TRE
Fra settembre e novembre, prima mi sono esibito da solo
(i vecchi non conoscono la vergogna) davanti ai miei
concittadini in occasione dell'inaugurazione della
mostra di Gianni Zauli "Animaludens", poi (nell'ennesimo
ritorno dei Capra & Cavoli, di cui è pure uscita la
raccolta digitale "Ti dico una cosa") con Pappi al Nido
di Sant'Agata sul Santerno e finalmente col trio al
completo al Nido di Alfonsine (dove il licantropo Marlo
si è trasformato ancora in Zio Lupo per la gioia dei
presenti).
POST SCRIPTUM (WORK IN PROGRESS)
Documentario ancora latitante, previsti nuovi lavori dei
Salti di scimmia e dei Jean Fabry nell'anno a venire.
2023
Il 2023 dei Jean Fabry ha man mano assunto le sembianze
(volontariamente e non) di un piccolo ma sentito omaggio
alla Romagna, colpita in maggio da una
catastrofica alluvione. Nei mesi precedenti,
Capra & Cavoli a Conselice nel giorno ventoso che ha
visto la scomparsa dell'icona romagnola Ivano
Marescotti e Jean Fabry a Faenza per l'ennesima
edizione di Scor com ut a insigné tu mé! (su invito di
Federico Savini) prima, appunto, del diluvio. La nuova
canzone Spalàta è scaturita spontaneamente dopo
che la natura si è accanita sulla nostra "isola felice"
e il puerile gioco di parole fa riferimento ad un modo
di dire romagnolo ("esagerata, eccezionale") e alla
faticosa quanto necessaria sbadilata per rimuovere il
fango. È stata eseguita in pubblico per la prima volta
da me e Pappi a margine dello spettacolo teatrale
russiano Shakespeare in Róss, dove è stata
riesumata anche La fira di sett culur,
proveniente dall'antico spettacolo con Radio NK Linguàza.
Da cosa nasce cosa, e durante il successivo benefit
pro-alluvionati Questa terra spalata
(sempre a Russi, sempre al Centro Sociale Porta Nova,
sempre con il coinvolgimento dell'instancabile Giulia
Torelli) abbiamo avuto il piacere di condividere
nuovamente il palco con l'Ingegner Ragazzini,
che ha portato con sè due riletture in vernacolo di
altrettanti brani dei Beatles (Lì la s'é farmeda
aqué = I saw her standing there + La ciapa sò e su
trent'on = Ticket to ride). Questo evento ha a sua volta
condotto ad una versione di Linguàza (o giù di lì) allo
storico Gabbiano di Conselice (dove in gioventù
Pappi e Marlo ballavano la gnù vueiv), che ha riaperto i
battenti post-alluvione nella giornata di San Martino in
versione "osteria romagnola" invitando Cico dét e bèl
& Mary Grace e appunto i Jean Fabry (con tanto di
Giulio alle pelli e Gnelez al coaching motivazionale).
Pubblico ai tavoli come in una sorta di Festa Dell'Unità
fuori tempo massimo, service a cura di Dagmar e
Gianlorenzo dei Reverse (quelli
conselicesi, non quelli gnù vueiv di Fusignano), facce
conosciute e non, applausi, sbigottimento, acustica da
sala da ballo, Gramadora a sorpresa e sabadoni
per finire.
Altri eventi degni di nota del 2023
1) il nuovo lavoro dei Salti di
scimmia "Il contrario di epicentro" comprendente
il pezzo omonimo (ennesima predica sul potere salvifico
della musica-fatta-in-casa contro le amarezze della
vita), Vola (una specie di omaggio al rock che fu, da
Neil Young ai Pink Floyd - praticamente il giro è quello
di Time) e La media matematica (col pensiero alle
innumerevoli generazioni che già dai giorni della scuola
crescono schiave del risultato numerico a discapito di
tante belle cose che si rischiano di perdere per
strada);
2) la surreale partecipazione dei Jean
Fabry a Forlì alla presentazione del libro di Tiziano
Cantalupi e Filippo Onoranti "La nascita dell'universo
dal nulla", avvenuta grazie a Molinari,
autoinvitatosi con sfacciataggine tardoadolescenziale
3) l'ormai periodico minitour dei
Capra & Cavoli (sciolti ma evidentemente non
evaporati) nelle scuole dell'infanzia della Bassa
Romagna (Fusignano e Voltana, a 'sto giro)
4) la decisione di celebrare i
trent'anni della nostra esperienza nel 2024.
Documentario? Mostra? Concerti? Chi vivrà vedrà.
(continua)
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