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LA STORIA DALLA MUSICA ALLE PANTOFOLE

biografia di Jean Fabry e famiglia
(dal punto di vista di Antonio Baruzzi)

Tutto cominciò nella primavera del 1994 dalle parti di Russi (paesone della Romagna), quando, dopo anni di gestazione fatti di ascolti, concerti e visioni più o meno mistiche nacque in me l'impellente necessità di formare un gruppo. Detto fatto: con l'amico Paolo Pappi nacquero I PAPPI DEI PIOPPI. Eravamo io, lui, un basso indiano, una batteria elettronica e una chitarra elettrica "d'epoca" (da anni appesa al muro a casa di sua cognata, perchè si diceva fosse appartenuta a Vandelli dell'Equipe 84). Facevamo le prove in una vecchia balera in mezzo alla campagna, anche se più che prove erano lunghe improvvisazioni senza capo nè coda. Da quel caos ebbe comunque origine qualche canzone, ad esempio "E zir d'e clomb" (il giro del colombo), un valzer in dialetto che ci avrebbe poi accompagnato per tutti gli anni a venire. Suonammo in pubblico una volta sola, al compleanno di un conoscente in una Casa del Popolo: microfono attaccato ad un treppiede di scope, distorsore al massimo, dieci minuti di covers dei CCCP e di Jonathan Richman. Quella sera il gruppo principale erano i Kaori Kitchen, il cui cantante era una nostra vecchia conoscenza: Davide Bassi detto Marlowe (spesso abbreviato in Marlo). Costui, oltre ad aver lavorato per qualche tempo come investigatore privato (da cui, ovviamente, il soprannome) aveva anche partecipato nel 1990 al film amatoriale TORBIDO BLOK, un confuso progetto mio e di Luca Rotondi (Roto) realizzato assieme a Pappi e ad altri di cui si parlerà in seguito... ma non perdiamo il filo: per il momento Marlo rimane in disparte. Dovete però sapere che suo cugino, il Tonno, a quei tempi era un batterista senza gruppo e gli proponemmo di venire a suonare con noi. Dopo qualche mese ci fu la possibilità di debuttare su un palco: nel rinomato Pavaglione di Lugo venne organizzato un concerto con vari gruppi della zona e c'eravamo anche noi, col nome TONNO STAR. In realtà, però, quel fatidico giorno (per motivi che sfuggono alla logica) del Tonno non c'era traccia, Pappi si trovava tra il pubblico e sul palco c'eravamo io e Marlo. Ci presentammo come AMERICA TELEVISION LOVE ed eseguimmo una mezz'ora di covers assurde e pezzi improvvisati per due voci e chitarra. In quel pomeriggio di settembre, oltre a sfidare il buon senso, guadagnammo un fan molto caloroso che ci acclamò entusiasta alla fine dell'esibizione e ci propose all'istante una collaborazione "artistica": era Giovanni Fabbri, un pittoresco chansonnier della Bassa Romagna meglio conosciuto come Jean Fabry.

Passai l'inverno del 1995 in giro con Marlo per campi e colline, case diroccate e osterie. Portavamo sempre con noi una chitarra acustica, una tastierina-campionatore e un registratore, con il quale incidevamo ore ed ore di materiale ad uso e consumo delle future generazioni. Qualche volta erano della partita anche Pappi e il Tonno, che contribuirono alla registrazione di una canzone in francese elementare scritta in onore del nostro appassionato sostenitore: "Jean Fabry", appunto. In primavera feci qualche prova con un nuovo gruppo, I LOCALI DI OSLO, di cui facevano parte Roto (percussioni / voce) e Andrea Ghiselli (voce). L'occasione per esibirsi fu una rassegna al teatro di Conselice, ma anche questa volta non portai sul palco la formazione prevista: cominciai da solo, col mio solito repertorio di covers e originali nati "sul posto", poi vidi tra il pubblico Marlo e il Tonno e li invitai a suonare qualcosa, approfittando della batteria di Bosco (dei Frutti di Bosco, uno degli altri gruppi della serata). Quello fu il debutto del pezzo "Jean Fabry" e quel nome cominciò timidamente ad essere associato a noi.
Nel 1996 arrivò purtroppo una triste notizia: Giovanni Fabbri, il nostro formidabile ispiratore, aveva lasciato questa valle di lacrime per rifugiarsi in un qualche universo parallelo. Dell'originale Jean Fabry restarono così solo alcune registrazioni audio e video (grazie all'amico Luca Veroli). Questi nastri in futuro sarebbero stati da noi saccheggiati ed utilizzati in vari modi... e la collaborazione col nostro mito divenne realtà!

Più o meno in quel periodo mi ero finalmente deciso a dichiarare guerra alla lingua italiana provando a scrivere canzoni un po' più "compiute". Il debutto del nuovo materiale avvenne nel maggio 1997 sotto il nome di AMICI DI BUTTALO (dal soprannome di un singolare personaggio di Massalombarda), durante uno dei tanti concorsi locali a cui avremmo partecipato negli anni successivi. La formazione originale era composta (lo direste mai?) da me e Marlo, a cui si aggiunsero Linda Landi (voce), Pappi (basi su 4 piste) e Arf (performance). Non c'era il basso, anche perchè Pappi aveva un po' mollato lo strumento e dopo alcune prove con il bassista Fabrizio Fanti non c'erano stati sviluppi. In ottobre, al Teatro Rasi di Ravenna, mettemmo in scena una performance che colpì favorevolmente i proverbiali pochi ma buoni: qualcuno (come Marco Donatini, altro bassista) ci propose addirittura di fare qualcosa assieme. Un'altro di questi folli lo conoscevo bene, perchè ci frequentavamo sin da ragazzini e aveva anche partecipato a Torbido Blok: era Andrea Giuliani, un batterista molto rodato, che in quei giorni aveva cominciato a suonare anche l'organetto diatonico. Una sera di novembre ci trovammo nella mia cameretta io, Marlo, Pappi e Giuliani: la prima cosa suonata assieme fu "Jean Fabry" e fu anche il nome che prendemmo un paio di mesi più tardi, proprio su suggerimento dell'ultimo arrivato. La nostra prima uscita fu una difficilmente dimenticabile esibizione in veste di clochards con la denominazione BUTTALO SYMPHONY ORCHESTRA, con una scaletta quasi improvvisata e la partecipazione straordinaria di Paolino, il padre di Marlo (membro dei Canterini Romagnoli di Lugo).

Perciò: anno nuovo, gruppo nuovo (quasi). Pappi aveva da poco rispolverato una vecchia tastiera-synth con l'intenzione di usarla e anche la tastierina di Marlo con cui si andava a zonzo anni prima tornò utile. Ad ogni modo, la prima cosa da fare era mettere su un po' di repertorio e trovare il modo di portarlo in giro. Recuperammo molto materiale degli Amici di Buttalo, tra cui "L'ultima cena di Jena", "Ghiandole" e uno dei nostri brani più caratteristici: "Mercatone", una canzone d'amore/odio per i centri commerciali nella quale comparivano campionamenti vocali di un noto televenditore delle nostre parti. Oltre ad arrangiare alla nostra maniera qualche cover (tipo "Amoureux solitaires" di Lio), nacquero alcuni pezzi nuovi: "La grande tavana" (tavana = sbornia), "I pappi dei pioppi", "C.d.A.", "Parallelo" (che traeva spunto dal lavoro del professor Tiziano Cantalupi, studioso di terremoti e universi paralleli), "La storia dalla musica alle pantofole", "Porno" e "L'egoland" (un delirio surf-techno durante la cui esecuzione Marlo lanciava mattoncini Lego sul pubblico). A parte i soliti concorsi, dove nella migliore delle ipotesi venivamo considerati "originali", suonammo anche al Gatto Mammone di Mezzano (RA). In quell'occasione presentammo un video di una ventina di minuti che contribuì ad accentuare la nostra "originalità". Musicalmente, il nostro spettacolo era composto da: i miei cori con Marlo, la chitarra elementare e sferragliante, le tastiere "aliene" di Pappi, l'organetto di Andrea (che usava anche un timpano e un rullante) e una serie di basi elettroniche fai-da-te. Visivamente, gran parte del nostro appeal era dovuto alle trasformazioni di Marlo (memorabile il suo Ispettore Clouseau). Sul finire del 1998 registrammo il nostro primo demo, la "Collezione autunno-inverno 1998-99" che, con nostra grande sorpresa, fu ben recensito da John Vignola su Rockerilla. Grazie a questa recensione facemmo conoscenza con Claudio Molinari, un musicista folk-beat di Forlì che da quel momento entrò a far parte della famiglia, inizialmente in qualità di supporter.

Nel 1999, dopo una serie di concerti in giro per la provincia, partecipammo all'ennesima rassegna locale. Questa volta però la mezz'oretta che avevamo a disposizione fu il pretesto per fare qualcosa di diverso: ZAVAGLIO GENERALE. La parola "zavaglio" deriva dal dialettale "zavaj", che più o meno significa "confusione, delirio". Si trattava di una specie di suite che comprendeva qualche canzone mai eseguita prima e molti interventi improvvisativo-cacofonici. Per noi fu piuttosto appagante, per gran parte del pubblico forse un po' meno, ad ogni modo fu l'apice del nostro primo periodo. Da lì a poco un altro demo "fatto in casa" entrò di nuovo nelle grazie di Rockerilla e venne inserito fra i migliori 20 dell'anno. Mentre il millennio volgeva al termine, prendemmo la decisione di registrare qualcosa un po' più seriamente e ci rivolgemmo allo studio Casa Bollente (Acqui terme) degli amici  Yo Yo Mundi. Tra gli otto pezzi registrati ad Acqui c'erano due cose nuove: "Lamento del venditore di libri", un tragico bolero ispirato alla mia breve esperienza come cartolaio, e "Ma mi sa di no", la nostra personale idea di pezzo "commerciale". La registrazione di "Ma mi sa di no" fu impreziosita dal contrabbasso di Andrea Cavalieri (Yo Yo Mundi) e l'ottimo risultato ci mise di fronte a un dilemma: continuare senza un bassista o cercarne uno? Scegliemmo la seconda opzione e il prescelto fu il vecchio amico Gian Luca Ravaglia, musicista "vero" che esordì con i Jean Fabry alle Officine Estragon di Bologna (selezioni Arezzo Wave) nel febbraio 2000.

Proprio quando le cose si stavano mettendo bene, i problemi dovuti alla fine della mia attività commerciale mi costrinsero a ridimensionare gli impegni musicali. Per la prima volta il gruppo rischiò di scomparire, ma la fiammella fu tenuta accesa dalla partecipazione al concorso "Experimenta 2000", che si teneva al Baraonda (un locale nei pressi di Massa Carrara). Con l'ingresso del basso, cambiò un po' anche lo stile del gruppo: via le basi elettroniche, via la chitarra distorta, più spazio ai testi. Questa nuova dimensione più "cantautorale" ci portò fortuna, tanto che vincemmo tre serate eliminatorie ed arrivammo in finale, sicuri di vincere. Ma i sogni muoiono all'alba... e ci classificammo solo terzi. Il repertorio si era intanto arricchito di nuove canzoni, come "La distorsione occidentale" (nobilitata durante la semifinale dalla ghironda di David Tucci), "Dei dischi", "Capra & Cavoli", "Il canto della sirena" (che era anche il titolo dell'omonimo spettacolo teatrale di Giuliani) e, soprattutto, "Punk mentale". Questa ballatona senza senso era nata come risposta alla domanda di Ravaglia "Ma che genere facciamo, noi?" e rimane tuttora la migliore spiegazione dello stile Jean Fabry. Finirono in repertorio anche covers come "Nessuno mi può giudicare" (versione punk-western) e "Comme d'habitude". Quest'ultima (l'originale in francese di "My way") era la canzone-simbolo di Giovanni Fabbri / Jean Fabry e riuscire ad eseguirla fu per tutti noi motivo di enorme soddisfazione.  Il 2000 si chiuse con un bel concerto al Diagonàl di Forlì, all'interno del quale inserimmo anche un intervento scientifico del prof. Cantalupi, che riassunse in tre minuti la teoria quantistica (MP3) a beneficio dei presenti. Il terzo premio del concorso "Experimenta 2000" consisteva in una data (ben remunerata) al Baraonda. Suonammo il 25 aprile 2001, e fu l'atto finale di quei Jean Fabry. Partecipò alla trasferta anche Claudio Molinari, che fece una assurda presentazione "all'americana" e suonò la chitarra nell'ultimo pezzo, "I pappi dei pioppi". Il concerto fu "impreziosito" anche da un improbabile mash-up fra l'inno di Forza Italia (musica) e Bella Ciao (parole); credo che a tutt'oggi nessuno (noi compresi) ne abbia veramente colto il senso. Il frutto migliore di tutta l'esperienza toscana fu l'amicizia stretta con i pazzi musicofili locali, fra cui il promoter Stefano Rossi (futuro deus-ex machina del TagoMago) e il fonico Maurizio Dazzi. Testimonianza di questo periodo il demo "Registrazioni casalinghe" (2000).

Nei mesi successivi continuai a scrivere canzoni, senza sapere la fine che avrebbero fatto: tra queste "Molto popolare", "+ stupido", "Contronatura", "Stereofonia (effetto della)" e "Radio Giovanni" (omaggio ad alcuni Giovanni, tra cui il dj della BBC John Peel, che spesso e volentieri metteva su i vinili alla velocità sbagliata). Radio Giovanni fu anche il nome di uno strano trio (io, Marlo e Giuliani) che si esibì a Faenza grazie al poliedrico promoter Andrea Ricci (Supersonico) durante un happening pomeridiano. La cosa non ebbe seguito, perchè Giuliani uscì momentaneamente dalla famiglia Jean Fabry per dedicarsi ad altro. Ravaglia non era più dei nostri già da un po' e Pappi era bloccato da problemi alla schiena. Era finita? Macchè. Quando Pappi si riprese, io, lui e Marlo facemmo qualche prova inserendo di nuovo le basi elettroniche e ri-distorcendo la chitarra. Il risultato era un pochino scarno, quindi pensammo di chiedere a Molinari di venire a suonare il basso. Accettò. Ci ributtammo nel caos dei concorsi per "sgranchirci" un po', ma soprattutto perchè era l'unica maniera di suonare in giro. Esplorammo anche il mondo delle covers "istituzionali" (più che altro per macellarle), ad esempio "Smoke on the water" e "Knockin' on heaven's doors"! Fu tra l'altro in questo periodo che, durante l'esecuzione de "I pappi dei pioppi", inaugurammo la consuetudine di spandere pappi veri nell'aria. In qualche occasione la nostra musica stralunata fece la sua figura e grazie agli amici Lelo (Lauro Rambelli dei Cumoiadadì) e Supersonico (col quale incidemmo anche un demo) ci fu anche modo di fare qualche concerto. Particolarmente bella la data al Mataluna, con un intervento di Lelo al flauto traverso su "Parallelo". In quei mesi, per complicare ulteriormente le cose, ricominciai a suonare con Giuliani dando vita al progetto Mondosordo, un duo batteria-chitarra-organetto che ci diede maniera di: 1) recuperare i vecchi pezzi che i Jean Fabry non eseguivano più; 2) scrivere materiale nuovo, come "Il nome giusto da dare ai gatti", "Straniero", "Mondosordo", "Quale regola", "L'imperatore della piadina". A questo punto successe una cosa abbastanza destabilizzante: gli Yo Yo Mundi offrirono ai Jean Fabry la possibilità di aprire un loro concerto in Abruzzo (Vallerovetorock), ma per quella data Molinari non era disponibile. Dato che non era il caso di perdere l'occasione, mettemmo su una sorta di "ultimo valzer" per il nostro primo, storico quartetto con Giuliani. Fu una bella esibizione, con una scaletta che comprendeva anche una nuova canzone che avevo scritto in quel periodo, dando sfogo ad una ossessione che mi accompagnava fin dai tempi di Torbido Blok: "Rotoballe". L'autunno che seguì fu riservato allo sviluppo di Mondosordo, che debuttò in novembre in uno show-case nel negozio di dischi di Supersonico. Quest'ultimo fu fra i responsabili del successivo progetto dei Jean Fabry (quelli con Molinari): una nuova versione di ZAVAGLIO GENERALE.
La cosa partì in maniera confusa: doveva essere una specie di calderone improvvisato, con interventi video "in tema", il tutto da rappresentare alla Sala Fellini di Faenza, un teatro con la programmazione curata dal cantante Santandrea. Tutti volevano partecipare a questa "catarsi" collettiva, compresi Giuliani e Supersonico, che oltre a fornire l'impianto avrebbe avuto via libera al mixer e all'elettronica. Tirai dentro persino Andrea Ghiselli dei Locali di Oslo, che avrebbe eseguito (travestito da cavaliere crociato) una tragica ballata composta durante una nostra estemporanea "reunion" di un paio di mesi prima: "Auf wiedersehn mein liebe". Dall'idea alla realizzazione, come spesso accade, le cose cambiarono parecchio e gli imprevisti si moltiplicarono. Innanzitutto, la folle anarchia iniziale aveva lasciato il posto ad una faccenda più organizzata, prendendo la forma (come la volta precedente) di una lunga suite composta da sezioni ben precise, alternando canzoni vecchie e nuove a parti recitate o strumentali. Inoltre, alle nostre spalle sarebbe stato proiettato un video rustico-surreale realizzato da me e Giuliani. Le difficoltà fecero emergere parecchia tensione. In più, ormai a ridosso dello spettacolo, Supersonico si chiamò fuori a causa dei suoi molteplici impegni. Durante la penultima prova mi saltarono i nervi e un violento alterco fra me e Pappi fece saltare in aria tutto quanto. A mente fredda, si decise comunque di fare lo spettacolo (che ebbe tra l'altro un buon riscontro) anche se tutti eravamo certi che i Jean Fabry fossero finiti, stavolta sul serio.

Il 2003 fu riservato allo sviluppo di Mondosordo, che portò in giro qua e là le sue canzoncine rumorose. Una di queste, "Il più grande raschiatore di barili del mondo", fornì l'ispirazione per il "1° Raduno universale dei raschiatori di barili". L'evento si tenne all'anfiteatro di Brisighella (Faenza) in collaborazione con l'osteria "La Mandragora" e con la casa editrice indipendente "Malora" ed ebbe il suo momento clou nella distruzione del barile con susseguente lettura del contenuto (pensierini raccolti in osteria nei giorni precedenti). Ospite del nostro concerto fu (nientemeno!) Ravaglia (stavolta al contrabbasso) e visti i risultati entrò a far parte del progetto. Ci fu una bella esibizione al Luogocomune (sempre a Faenza) con una impostazione più "seria" del solito, sdrammatizzata da una serie di diapositive "romagnole" scattate da Giuliani un po' di tempo prima. In questa nuova dimensione, però, sembrava mancare qualcosa e lo spettro dei Jean Fabry tornò a manifestarsi. La prima volta fu durante un'uscita estemporanea come musicisti di strada quando Marlo si unì a me e ad Andrea per cantare qualche vecchia canzone; la seconda volta fu in studio, in occasione della registrazione di qualche pezzo che ancora non aveva avuto l'onore del demo; la terza fu quando la Sciopero Records (l'etichetta fondata dagli Yo Yo Mundi, con distribuzione Mescal/Sony) ci propose la pubblicazione di un ep col nome (e il repertorio) Jean Fabry.

Che fare? Rimettere assieme i cocci del gruppo che fu? L'impresa si presentava ardua e decisamente poco sensata... così dopo averci pensato per zero secondi decisi ovviamente di tentare. Ravaglia e Giuliani credevano molto nel progetto Mondosordo ma alla fine diedero la loro disponibilità; Pappi e Marlo, padri fondatori quanto me di tutta la baracca, aderirono (seppur con qualche riserva). Molinari, dato che il ruolo di bassista era già coperto, diventò un membro esterno con la mansione di secondo chitarrista. Per l'ep utilizzammo quattro brani registrati ad Acqui nel 1999 (opportunamente rimaneggiati in studio con Fabio Martino) e registrammo un paio di pezzi ex-novo, "Punk mentale" e "Rotoballe", che diventò la title-track. Quest'ultimo lavoro fu realizzato a un tiro di schioppo dalla nostra sala prove di Filetto, al Lotostudio di Gianluca Lo Presti (al suo attivo un disco a quattro mani con Reininger dei Tuxedomoon!). Presto arrivò anche il sito, grazie al gran lavoro di un altro dei reduci di Torbido Blok, Daniele Zini.

"Rotoballe" uscì il 5 novembre 2004 per la Sciopero Records/Mescal/Sony. Fu tranquillamente ignorato dalla stampa musicale "storica" ma ottenne comunque una serie di recensioni positive che ci spronarono a continuare le nostre avventure.

Dopo qualche data "convenzionale", nel gennaio 2005 mettemmo in piedi un concerto composto in gran parte da covers azzardate ("A love supreme" di John Coltrane"), pezzi mai suonati assieme o materiale proveniente dal passato. Il tutto scientificamente complicato dalla presenza sul palco del pregevole sax di Stefano Guberti. L'evento ebbe luogo grazie agli amici del C.S.Capolinea di Faenza (RA) e si rivelò una esperienza irripetibile, in ogni senso.
Dopo una pausa dovuta alla nascita della mia figliola Sofia (!), l'attività riprese con "Fruga nel rusco (raccolta differenziata di musica e altri rifiuti)", spettacolo realizzato con la collaborazione del Comune di Russi (stavolta si giocava in casa). Alla manifestazione parteciparono anche l'attore Franco "Cecè" Zoli (autore di una performance sul tema dei rifiuti), Luca Pirazzini (immagini e video) e la casa editrice Moby Dick, che aveva appena pubblicato "Bastèrd", il primo sudato romanzo di Andrea Giuliani.
Nel prosieguo del 2005 alcune formazioni minimali dei Jean Fabry presero poi parte a presentazioni del suddetto libro e il gruppo al completo terminò l'anno con un bel filotto di concerti (vedi reportage di Wanda-Lee) culminanti nell'esibizione al Tratti Folk Festival, cosa che solo pochi anni prima mi sarebbe parsa un sogno, dato l'alto valore culturale della storica manifestazione faentina. Memorabile l'ingresso di Pappi con l'aspirapolvere per l'esecuzione di "Porno" acappella.

Il primo evento clou del nuovo anno fu il Raduno universale raschiatori di barili 2006, che si svolse al Mataluna con la partecipazione di Wanda-Lee (Linda Landi) e Ghostrider (Andrea Ghiselli). La serata vide l'esecuzione di molteplici covers (Ramones, Madonna, Joy Division, Pixies, Mina, PJ Harvey, ecc.) tra le quali una versione in romagnolo del classico "The midnight special" ("La liturena") dei maestri Masinelli e Pilucco. Va segnalata anche una strepitosa performance solitaria di Claudio Molinari (orfano del suo nuovo gruppo, gli Affini) comprendente anche "I fought the law" e "Meglio sarebbe" nella versione del Duo di Piadena. Finale tutto per Jean Fabry con numerosi bis ed una conclusiva "L'egoland" richiesta dal presentatore Gara (l'attore Graziano Garavini, amico e fan di lunga data). Gara fu coinvolto in maniera pesante anche nel successivo, delirante spettacolo: "La televisione non esiste". Lo schema era quello di un finto palinsesto televisivo all'interno del quale si mescolavano i suoi monologhi comico-surreali, le nostre canzoni ed una serie di interventi "veri" aventi come tema il motore ad idrogeno (a cura del Prof. Valerio Brunetti), il rapporto fra la musica "pop" e la filosofia (grazie a Federico Savini di Radio NK, di cui parleremo anche in seguito) e l'importanza dei cosiddetti "sport minori" (con l'esibizione altamente coreografica delle Nutrie Hockey). La formazione comprendeva Molinari al basso (data l'indisponibilità di Ravaglia) e Lelo del Mataluna al sax e al flauto traverso. Nonostante mille contrattempi la serata fu, a suo modo, un successo.
Da questo punto in poi i miei impegni familiari presero il sopravvento e si avvicinava a grandi passi l'ennesimo stop per i Jean Fabry.
Ci fu ancora tempo per una penosa esibizione (complici la fretta e l'umidità) al Rockey Day organizzato dalle Nutrie, ma soprattutto per la kermesse in combutta con Radio Nk "Quanti anni hai". La serata (svoltasi, come "La televisione non esiste" grazie all'amorevole benevolenza del Comune di Russi) era tenuta insieme dagli sproloqui dei conduttori della radio seguendo un esile filo logico che portava al tema del confronto generazional-musicale. Si esibirono Claudio Molinari, le glorie locali Vinsil e Gil'ò, Matilde & Martina dei Cani Sulle Nuvole, Stefano Guberti, Laura Pappi (figlia di) e ovviamente i Jean Fabry (ancora con Molinari al basso). Il repertorio comprese rivisitazioni di brani di Nomadi, Gian Pieretti, Bob Dylan, Celentano, Coltrane, Ramones, Depeche Mode, Who, Battisti, Nirvana più una serie di originali e qualche traditional massacrato a dovere. Alla fine, amici e parenti sembravano contenti.

La parola d'ordine dei Jean Fabry nell'anno di grazia 2007 fu SOPRAVVIVENZA. Coerentemente, al momento di proporre al Comune di Russi l'ormai tradizionale evento estivo scelsi il tema dell'estinzione.
In quest'anno fatidico alcuni di noi compirono 40 anni. Per il compleanno di Pappi sua moglie Monica organizzò una festa a sorpresa al teatro del bar di Filetto (posto mitologico per tutti i partecipanti all'ormai lontano Torbido Blok). I Jean Fabry (compreso Ravaglia, oramai in veste di ospite) suonarono con il festeggiato e la serata fu una perfetta dimostrazione pratica di punk mentale. Torniamo però allo spettacolo estivo. Durante le prove di primavera Andrea Giuliani lasciò (di nuovo) il gruppo. Bella botta, ma i problemi si risolsero momentaneamente con un ritorno all'antico: comprai (proprio da Giuliani) la batteria elettronica che usavamo dai tempi di Mondosordo e via andare. Le restanti prove (che da anni si svolgevano sempre a casa dell'ormai ex batter-organettista) ebbero luogo nell'officina di un gommista (!), l'amico di lunga data Massimo Pruccoli, cosa che conferì alla faccenda un che di disperato ed eroico al tempo stesso. Ma quale era il succo dello spettacolo? Allora: il tutto partì qualche tempo prima da un'idea di Daniele Zini (che iniziò l'anno da webmaster e lo finì in un altro modo di cui parlerò dopo) e prese il nome di CELACANTO, che è il nome di un pesce ma anche uno stupido gioco di parole. Il pesce in questione è una sorta di fossile vivente, in quanto:
1) fino all'inizio del '900 era ritenuto estinto
2) dai tempi dei tempi NON si è evoluto
Dato che pare ci si stia avvicinando rapidamente all'estinzione del genere umano, noialtri cercammo di esorcizzare il tutto mettendo su un repertorio di nuove canzoncine sul tema. Oltre a ciò, tirammo dentro nella cosa Federico Savini e Riccardo Ragazzini di RadioNK in veste di tuttologi. Il titolo del loro intervento fu GLI SCARAFAGGI NON MUOIONO MAI (sembra appunto che le blatte ci sopravviveranno, no?), una storia parallela dei Beatles con annesse cover interpretate (?) da noi. Partecipò anche il Dott. Raffaele Gattelli dell'acquario Aquae Mundi, un vero biologo che ci raccontò vita, morte e miracoli del Celacanto pesce e affrontò in pieno stile Jean Fabry l'argomento principale, appunto l'estinzione. Sul palco io, Marlo, Pappi, Molinari e una presenza inedita: il giovine virgulto Marco Cavina (violinista celtico con insospettabili aperture new wave). Ci si conosceva già da un bel po' ma non si era mai riusciti a combinare nulla insieme; quel pomeriggio lì però, dato che prestava servizio civile presso il comune, fu proprio lui ad aprire materialmente il cancello della Rocca (dove si sarebbe suonato) e il coinvolgimento fu istantaneo. Il Celacanto alla fine funzionò, e i Jean Fabry sopravvissero.
Mancava ancora un pezzo, però: oltre alla drum machine sarebbe stato bello, proficuo e stilisticamente coerente avere anche QUALCUNO che percuotesse QUALCOSA di più acustico e al contempo arcaico. Bastò fare l'ennesimo giro del colombo e lo sbattitore saltò fuori nella persona di Daniele Zini che così, d'allora in poi, oltre a cincischiare col sito ebbe il suo daffare con rullanti, bonghi, campanelle eccetera.
Quelli di RadioNK ci coinvolsero nell'happening settembrino "Radio Passatore", un contenitore basato sulla leggendaria figura dell'ottocentesco bandito locale Stefano Pelloni detto Il Passatore. Debutto della nuova formazione al completo per eseguire una serie di pezzi in dialetto romagnolo e una conclusiva, corale "I fought the law" guidata da Molinari.

Da questo punto in poi il legame Jean Fabry / RadioNK cominciò a diventare quasi una cosa seria: grazie a loro ci esibimmo al Meeting Etichette Indipendenti di Faenza, portentoso evento mai verificatosi prima. Replicammo il Celacanto al Luogocomune e alcuni di noi parteciparono alla trasmissione radiofonica C4RN3 GU4ST4, in streaming dall'Ex Macello di Russi (i nostri contributi al menu della serata furono una sorta di reunion degli Amici Di Buttalo e l'esecuzione corale del tormentone di Jonathan Richman "Così veloce").
Arrivò il 2008, decennale della prima esibizione col nome Jean Fabry. Festeggiamenti adeguati al Circolo Arci Madamadorè (FC) con lo spettacolo "Oppure? - Dieci anni di Jean Fabry", sorta di compendio storiografico-musicale della nostra strana avventura. Gradito ospite Giuliani all'organetto e visibile soddisfazione generale al termine dell'esibizione.

In primavera 3° Raduno universale raschiatori di barili, ancora al Mataluna con esibizioni di Molinari (comprendente l'esecuzione di "Com' un can sota la lona", dall'omonimo disco di Vince Vallicelli in cui il nostro figura come autore dei testi), Savini / Ragazzini in veste di cantanti (highlights "La tartaruga" e "Cherta Straza", versione dialettale di Greenback Dollar del Kingston Trio) e ospiti Giuliani (con una reprise dallo spettacolo Zavaglio Generale, "L'amore") e Vinsil McJagger (oltre al materiale autografo, riletture a cuore aperto di alcuni classici di Dylan). L'offerta dei Jean Fabry comprese Richman ("Così veloce"), Michael Jackson ("Billie Jean"), Donna Summer ("I feel love"). Solito delirio sotto e sopra il palco.

A questo punto accaddero una serie di cose strane:
1) Alberto Campo su Rumore recensendo il nuovo EP degli Wire lo definì
"Punk Mentale". Soddisfazione da parte nostra.
2) Io, Marlo, Cavina e l'amico Carlo Ricci suonammo alla festa dell'asilo di mia figlia, eseguendo tra le altre "I due liocorni" e "La mucca balorda".
3) In luglio una formazione ridotta dei Jean Fabry partecipò ad una particolare serata in quel di Russi assieme allo scrittore Matteo B. Bianchi (autore radiofonico e televisivo di Dispenser e Very Victoria) e ai lucidamente folli Camillas. Conduzione del sempre più giornalista Savini. Nonostante una snervante serie di problemi tecnici è stato un onore partecipare, quando mai capiterà più?
Stessa scena del delitto per l'ormai classico evento settembrino in occasione della Fiera Dei Sette Dolori. Linguaza fu uno spettacolo imperniato sul dialetto romagnolo, basato su rivisitazioni in chiave più o meno liscio-folk di brani tipo This land is your land (Woody Guthrie), Just like a woman (Dylan), Sloop John B. (traditional, arr. Beach Boys), Sweet home Alabama (Almann Bros.), Eleanor Rigby (Beatles), Wish you were here (Pink Floyd), Jumpin' Jack Flash (Stones), Anarchy in the UK (Sex Pistols), più una manciata di originali suddivisi fra Jean Fabry, Molinari, Vinsil, Radio NK e una rilettura in vernacolo di Spleen (Baudelaire) da parte di Andrea Giuliani. I puntuali interventi interventi di Radio NK si basarono fondamentalmente sulle biografie (ricavate da un minuzioso lavoro di ricerca) degli autori (?) delle canzoni eseguite (Masinelli / Pilucco, i fratelli Fabbri, Aristide Piovaccari, Giovannone l'anarchico). Indubitabili highlights della serata (penalizzata in maniera decisiva dalla concomitante esibizione di una cover band a meno di cento metri in linea d'aria, specchio fedele della perfetta organizzazione locale) Magnaprit D'e God, cioè Anarchy in the UK traslata in Mangiapreti di Godo (frazione di Russi dai noti trascorsi anticlericali) e Oh my Romagna (interpretazione a cura del Demiurgo di Radio NK del classico di Casadei in chiave crooner-mariachi con tanto di sombrero finale). Il 13 ottobre 2008 furono pubblicati sul sito web dei Jean Fabry tre nuovi album, frutto di un lungo lavoro al Dunastudio di Russi (RA): "La televisione non esiste", "Celacanto" e "Raschiatori di barili volume 1: Fruga nel rusco".

Al di là della bella recensione di Savini su Blow Up i tre album rimasero un "affare di famiglia". Oltre ad una piccola serie di concerti e apparizioni più o meno velleitarie, nel 2009 continuarono le collaborazioni con RadioNK. Ne vanno segnalate almeno due.
IL FUTURO E' MEGLIO
La oramai degradata situazione politica richiedeva una mossa audace in grado di cambiare le sorti del paese e del mondo intero. Si decise così di candidare sindaco Claudio Molinari. La solenne investitura avvenne durante una serata nella quale si esibirono i fantomatici Eternit (che eseguirono anche riletture del repertorio de I locali di Oslo, fatto che diede origine ad un culto in perenne crescita). Il programma di Molinari prevedeva tra le altre cose l'istituzione della macchina dei soldi in tutte le case e l'estrazione a sorte dei parlamentari. Il riscontro fu notevolmente positivo ma non sufficiente per vincere le elezioni.
BASTA ALLA MENTE (homage à Jonathan Richman)
La oramai degradata situazione culturale richiedeva una mossa audace in grado di cambiare le sorti del paese e del mondo intero. Pertanto io, Pappi, Marlo e la radio ci recammo nella stalla del benemerito Renzo Massa (proprietario del pulmino con il quale i Jean Fabry se ne andarono in giro qua e là negli anni zero) per una trasmissione IN DIRETTA dedicata al mito Richman. Eseguimmo anche Selene di Modugno e la ripescata Amoureux Solitaires, oltre ad alcuni pezzi nuovi di pacca. Il momento clou fu l'esecuzione corale di Ice cream man con tanto di infinite reprise e interventi di trombetta sciaguratamente azzeccati a cura di Marlo. La cosa ebbe eco anche sulle pagine di Rumore, dalle quali Maurizio Blatto aveva lanciato una campagna per il nobel a Jojo.

Tra i concerti di questo periodo meritano di essere segnalati quello all'Osteria dei venti a Bagnacavallo (su invito del coraggioso Gianni Zauli di Libri mai visti) e la realizzazione di un sogno: l'esibizione al Circolo Eternit di San Matteo Della Decima (BO) (su invito del poeta precario Michele Risi, incuriosito dalla recensione di Blow Up). In più, sempre nel corso di quest'anno, prese una forma più consolidata la versione "vietata ai maggiori" dei Jean Fabry: Capra & Cavoli (io, Marlo e Cavina). Nell'anno nuovo questo trio fu addirittura invitato negli studi della tv locale Canale 11 per una trasmissione sulla befana!

Ah, la befana in tv fu interpretata da Marlo.

Le canzoni "per bambini" furono il cuore del primo nuovo progetto del 2010: il libro+cd Ambarabà CD Cocò, prodotto da Altrie20 del sopracitato Gianni Zauli & C. Le filastrocche prescelte (la maggior parte straclassiche, più qualche originale) vennero messe in musica dalla formazione allargata dei Capra & Cavoli (cioè i Jean Fabry vecchi e nuovi, tra cui Linda, Sofia, Giuliani e Ravaglia, finalmente al flicorno!!!) e da alcuni ospiti: gli attori Gaetano Colella / Nicoletta Fabbri e Marilena Benini, prode illustratrice di Cotignola. Marilena fu soprattutto una dei tanti artisti coinvolti nella realizzazione del libro, vero e proprio catalogo dell'illustrazione per l'infanzia (e non solo). Le registrazioni furono effettuate al Dunastudio, in concomitanza con quelle del nuovo EP En Passant, comprendente S.p.A., Jonathan Richman (sfacciata dichiarazione d'amore al futuro Nobel), Dove si nasconde il camaleonte, Stringi le viti di tanto in tanto, l'omonima En Passant e Cento, Cento.

Sorprendentemente, grazie ad Ambarabà e ad Altr'e20, aumentarono in maniera notevole le occasioni per esibirsi (sia per Capra & Cavoli che, conseguentemente, per Jean Fabry): la cosa paradossale fu che spesso fra le richieste dei bimbi c'erano Rotoballe o I pappi dei pioppi, mentre fra quelle degli adulti Dove si nasconde il camaleonte? o Ti dico una cosa. Complice un cambiamento lavorativo a me favorevole in termini di energia profusa e tempo libero, tentai quindi l'impossibile: cercare di suonare ovunque ci chiamassero e proporre concerti, spettacoli a tema e laboratori (come l'Orchestra Elementare con la benemerita 3° C della scuola primaria di Russi). Arrivarono così il festival dei bambini Marameo, l'ennesimo Raduno Raschiatori e addirittura una nuova versione di Linguàza ad Alfonsine, sempre con Radio NK. Da segnalare anche un concerto pro Acqua Pubblica, la partecipazione al Festival Delle Arti a Cervia, l'Autan Day con quelli dell'Eternit a Decima e un improbabile benefit per il Virus Skate Park di Lavezzola. Tutto questo girare inconsulto tra palchi, strade e corridoi (sic) richiese però un prezzo troppo alto e il nervosismo iniziò a serpeggiare: la onnipresente precarietà della situazione tecnica (troppo spesso si utilizzò un'amplificazione di fortuna da noi assemblata) e la carenza di preparazione dovuta alla scarsità di tempo per le prove portarono al ritiro di Zini dall'attività live, comprensibilmente stanco della precarietà della faccenda. L'ennesimo ritorno di Giuliani consentì al gruppo di andare avanti navigando a vista, non senza soddisfazioni lungo la strada (come il pogo giovanile alla Festa Dell'Uva di Alfonsine su Stringi le viti e il Circo Bidone) ma con una sempre maggior stanchezza, più che altro da parte mia (avevo fatto decisamente i conti senza l'oste). Per finire degnamente questo periodo ci si ritrovò in studio per un altro lavoro, l'ep Le voilà le velò. Oltre al pezzo omonimo, ne fecero parte Acqua c'am brus, Incartonati (dedicata all'Edicola Bravetti, luogo di ritrovo socio-culturale che chiuse i battenti dopo anni di onorato servizio), Ti dico una cosa, Per l'eternità (col contrabbasso di Ravaglia, in un tardivo recupero delle atmosfere Mondosordo) e Voglio scappare il Circo Bidone (alla buon'ora). Cos'altro ricordare di questo (comunque) Annus Mirabilis? I balli africani del sindaco all'Autan Day, la cover-fiume di Io sto bene (CCCP) al Raduno, la "musica da corridoio" all'Osteria dei Venti, l'esondante violino di Cavina sulle cover romagnolizzate di The final Countdown e Born in the USA, la jam session a Fusignano col poeta Eliseo Dalla Vecchia, i palchi divisi con la Sofi & C. e la delirante session radiofonica estiva con NK che ha visto nascere i Beach Boia (io e Pappi). Basta così.
Al cospetto di cotanta grazia (2010) il 2011 non poteva essere in grado di competere e nasceva, diciamo così, svantaggiato. E invece! Sono successe cose più o meno incredibili, tipo: 1) Voglio scappare con il Circo Bidone si è classificata seconda al concorso di Radio NK Siamo Intenti Ad Esternare; 2) i Jean Fabry hanno calcato il palco del prestigioso Teatro Socjale di Piangipane (dividendolo con Bonetti, per dire), in una serata organizzata da CGIL; 3) AmbarabàCDcocò ha vinto il prestigioso premio Soligatto (letteratura per l'infanzia), con conseguente viaggio in provincia di Treviso ed esibizioni davanti a scolaresche scatenate; 4) per la prima volta i Jean Fabry hanno suonato ad un Vespa Raduno (!) in quel dei colli cesenati su invito di Fino all'ultima scintilla; 5) il duo Jean Fabry 1861 (Baruzzi/Giuliani) si è esibito nelle tre serate consecutive del Festival Delle Arti a Cervia (RA) sciorinando un repertorio basato in gran parte su classici della canzone italiana in occasione dei 150 anni dall'Unità: grande fatica ma anche grandi soddisfazioni, grazie anche agli ospiti della famiglia Jean Fabry (sindaco Molinari sugli scudi per una versione di Canzonidamore con molteplici effusioni fra il pubblico); Poi, oltre ad una serie di ritorni sul luogo del delitto (Mataluna, Referendum Acqua Pubblica, Marameo Festival, Eternit) l'impossibile è divenuto realtà: grazie ad AmbarabàCDcocò e alla Festa del libro e delle culture italiane, Jean Fabry è finalmente tornato a casa: Parigi. I tre convulsi giorni trascorsi nella Ville Lumière dal sottoscritto, Pappi e Marlo sono entrati nella storia di questo branco di folli (o presunti tali) che nel lontano 1994 furono fulminati da Giovanni Fabbri e dalla sua musique. Ed ora? Con Giuliani diventato babbo e la crisi economica alle porte, il futuro si preannunciava imprevedibile. Come sempre.

2012
Il gruppo Jean Fabry ha attraversato indenne una serie di anni bisestili (in barba alla superstizione e ai luoghi comuni) fino al fatidico 2012. Durante questi 366 giorni non è capitato nulla di particolarmente nuovo, ma si è fatta strada una precisa presa di coscienza: quella di rappresentare un qualcosa di inusuale e non soggetto alle normali regole sociali, in una parola qualcosa di bisesto. Va detto per dovere di cronaca che il 29 febbraio di questo particolare anno il sottoscritto si è esibito al rinomato Teatro Socjale con una frattura costale non ancora diagnosticata (dovuta, tanto per restare nel bizzarro, ad un mattutino colpo di tosse) e da quel momento hanno preso forma una serie di canzoni che avrebbero costituito il nuovo album dall'ovvio titolo di Bisesto, appunto.
Il lavoro è stato come al solito realizzato al Dunastudio ma stavolta con un assetto piuttosto scarno (io Pappi Marlo con un paio di ospitate del sindaco Molinari e della Sofia Baruzzi); tra le canzoni vanno segnalate "L'equinozio non guarda in faccia a nessuno", la filastrocca contro l'estinzione "La canzone del tritone" e "E la balena" (subito un classico delle esibizioni dal vivo, anche a concerto finito nei dintorni del palco). Il 2012 ha visto proseguire l'inarrestabile (?) ascesa dei Capra & Cavoli, vero e proprio cavallo di troia per portare il punk mentale alle masse. Evento epocale la proiezione di Torbido Blok al Centro Culturale Valtorto; il cosiddetto film è stato montato (dopo 22 anni) nel mese di convalescenza per la costola. Bella performance estiva a Massa Finalese (MO) nelle zone colpite dal terremoto e finale d'anno con Cul De Sac, ennesimo raduno dei raschiatori di barili al Mataluna. Molto gradita la presenza in molte esibizioni del Maestro Stefano Guberti al sax e, all'occorrenza, al cajòn.

2013
Durante la prima parte del 2013 i Capra & Cavoli hanno spopolato, togliendo spazio ed energie ai Jean Fabry: è stato anche registrato anche il nuovo lavoro "Io sono un libro", in vista di una futura pubblicazione rivolta alla scuola primaria. Belle esibizioni alla Vecchia Stazione di Forlì, al circolo Arci Gulliver, ai Lom a merz di Savarna (come Jean Fabry ma con repertorio misto), al parco Teodorico di Ravenna e un clamoroso ritorno sul luogo del delitto a Gambellara (dove nel 1994 tutto ebbe inizio); nel corso dei vari concerti è emersa però sempre più prepotentemente una gran nostalgia di punk mentale, che ha condotto ad una serie di eventi:
- Punk, amore e fantasia al Festival Delle Arti di Cervia (formazione comprendente il sottoscritto e il violino di Cavina, con la Sofia Baruzzi come guest star e repertorio spaziante da classici JF e C&C  più cover dei CCCP e del compianto Jannacci, oltre ad un omaggio all'altrettanto compianta Margherita Hack, eccetera)
- incremento delle date Jean Fabry con apparizioni al Bagno Ettore di Punta Marina, alla comunità Conigliera Felice nei dintorni di Faenza, al centro culturale Acrylico di Bagnacavallo (con esiti disastrosi) e al Cisim di Lido Adriano (lieto fine con omaggio conclusivo allo scomparso Lou Reed)
- uscita del nuovo album "Io non ci voglio andare", che ha visto la partecipazione del maestro Guberti oltre a Molinari, Giuliani e il prezzemolo Sofia in "marcello Pipistrello": segnalazioni doverose per il canto popolare della titletrack ("Io non ci voglio andare"), lo ska anni '80 "Ragionevolmente", il ballo di gruppo in spagnolo "La neurona", l'inno degli indecisi "Meteopatia" e la filastrocca in dialetto "La gatapozla", nata su impulso dell'amico William Rossano pensando ad un animale immaginario (in realtà in romagnolo la gatapozla è la camomilla!)
- pianificazione per un nuovo, vero, tangibile compact disc a mo' di raccolta da realizzarsi appena possibile per apporre il marchio definitivo a quest'epoca di produttori di rusco.

2014
La sola cosa negativa che si possa dire sul 2014 è che i lavori per il cd antologico sono andati piuttosto a rilento. Per il resto, l'annata è partita con la riproposizione di Linguaza al CSA Capolinea con l'apporto del maestro Guberti e del dottor Ragazzini, passando poi alle celebrazioni per il ventennale della nostra avventura musical-situazionista: Vent'anni di pappi dei pioppi al Mataluna (e dove, se no?). La serata in questione è stata un viaggio nel tempo sui generis, atto a rievocare quei giorni del 1994 in cui tutto ebbe inizio: di conseguenza Pappi ha imbracciato il basso e sono rispuntati fuori gli America Television Love, con cover varie (Romagna Paranoica, Son la mondina son la sfruttata, Rape me) e ripescaggi improbabili.
In aprile è finalmente uscito il nuovo libro-cd di Gianni Zauli / Capra & Cavoli "E se a scuola non ci vado?" (Fulmino Edizioni), contenente le nove canzoni di "Io sono un libro"; doverosa segnalazione per il brano sulla storia "L'andirivieni" (agile quattro quarti antimilitarista contenente la poesia di Molinari "Tera e guera") e per "Sulla carta" con l'arrangiamento dell'amica pianista Koro Izutegui. Non manca un inno all'intervallo ("Per fortuna c'è la campanella") e la nostra personale visione del multilinguismo ("Le lingue sono un mucchio").
Nel corso dell'anno i Capra & Cavoli hanno anche portato in giro per la Romagna le canzoni del nuovo spettacolo "Fole e bestiole", presentando anche il pezzo "I'm a little axolotl", ennesima variazione sul tema dell'estinzione (e degli anfibi).
L'estate dei Jean Fabry ha invece visto svolgersi tre eventi memorabili:
1) la "prima" di "Mãgna mãgna pur?n!", spettacolino incentrato sul cibo portato in scena al Festival Delle Arti di Cervia col palco trasformato in trattoria di provincia (esibizione in grembiule, panni stesi e tavolino apparecchiato);
2) la partecipazione al "Fusignano Bike Night" nell'omonima cittadina, organizzato dall'associazione A ruota libera e dall'Enoteca Fata Roba (grandi ritorni per la bicicletta gialla e "Le voilà le velo", oltre al debutto del nuovo pezzo "Quella sera al Mataluna");
3) l'inserimento nel prestigioso cartellone de "Nell'arena delle balle di paglia", organizzato annualmente dall'associazione Primola di Cotignola (RA) nell'anfiteatro sotto il fiume Senio; piccola performance ad alto tasso emotivo, all'insegna dei problemi tecnici e con un sentito omaggio ai Ramones e a Freak Antoni.
Ciò che ci ha caratterizzato maggiormente nel corso del 2014 è stato comunque l'impegno politico, che ci ha visti a fianco de L'altra sinistra in varie iniziative elettorali e non. Abbiamo dato il nostro modesto contributo alla campagna per Nicola Fabrizio (Zigulo) sindaco di Russi e abbiamo partecipato anche alle campagne per le elezioni europee e regionali (in quest'ultimo caso abbiamo avuto modo di condividere lo stesso palco di Ivano Marescotti e persino di Alberto Camerini, fenomenale pezzo di storia della musica "popular" italiana, di cui sarà difficile scordare le conversazioni a tema musicale con Molinari). A chiudere l'anno la partecipazione a "Oltre il fiume" al teatro di Russi, evento organizzato in occasione dei 70 anni dalla Liberazione della città  dall'ANPI e dall'amico / compagno / complice Balbi. Nel nostro breve intervento siamo riusciti a portare in scena tre canzoni da "Io sono un libro" con la partecipazione del Piccolo Coro Della Liberazione (sparuta ma agguerrita delegazione delle classi quarte della scuola primaria, compresa ovviamente la Sofia). Alla fine, versione corale di Bella ciao: uno dei momenti più emozionanti di questi venti anni di punk mentale.

2015
L'anno 2015 si è tristemente aperto con la scomparsa di Stefano Guberti, grande musicista e soprattutto grande amico e compagno di avventure: è stata una fortuna fare un pezzo di strada con lui e non lo dimenticheremo mai.
Siamo partiti dalla sua storica registrazione di sax liscio-jazz su "E zir d'e clomb" per assemblare finalmente la nostra antologia "rivisitata"; i lavori si sono protratti per tutti i dodici mesi e la pubblicazione è prevista per la primavera 2016. Se ne parlerà a tempo debito.
Intanto, va archiviato con stupore (come dicono i veri artisti) questo 2015 faticoso e pieno di soddisfazioni.
Nonostante la gioventù sia ormai ridicolmente lontana, la perizia strumentale non si sia mai evoluta e gli scazzi fra noi siano all'ordine del giorno, teniamo botta anche perchè oramai è impossibile tornare indietro. Ovviamente la carretta è sempre più tirata avanti dai Capra & Cavoli, che hanno girato dappertutto tra feste, piazze, mercatini, biblioteche, librerie, scuole, teatri, mostre e persino tv locali. Secondo logica, presto tutto questo finirà ma per il momento ci godiamo la situazione ringraziando i pochi (ma buonissimi) fans che non perdono occasione per incoraggiarci e sostenerci, nonostante non siano ancora noti gli effetti a lungo termine del punk mentale sui bambini. Speriamo bene. Segue dettaglio delle recenti imprese JF / C&C.

Errando
Trattasi del nuovo EP Jean Fabry in free download. Contiene 6 brani.
Errando: nato come omaggio/parodia di un celebre cantautore siciliano, il pezzo ora vive di vita propria.
Gnu che?: la nostra idea di new wave, con l'idea di realizzare prima o poi una rassegna/evento in quel di Fusignano (culla di una fertile scena creativa nei famigerati anni ottanta).
I'm a little axolotl: la famosa canzone sulla strana bestia che non diventa mai adulta, finalmente in una degna versione da ballo grazie allo zampino di Ivano Giovedì.
Io combatto e vinco: canto energico con pretese di inno motivazionale.
Mãgna mãgna pur?n!: brano di riflessione sulla cosiddetta "cultura del cibo" in contemporanea con Expo 2015.
Quella sera al Mataluna: uno di quei pezzi che vengono fuori così, da un giro di Pappi e da parole sufficientemente stupide. La piccola storia dei Jean Fabry è passata spesso dal Mataluna ed era giusto farlo presente. Anche quest'anno ci siamo andati per due volte ed è stato sempre come essere a casa nostra.

Fole e bestiole
Mini-cd dei Capra & Cavoli (autoprodotto) che raccoglie le canzoni animalesche degli ultimi anni non ancora pubblicate su supporto fisico. Gran bel lavoro al Duna Studio per far quadrare il tutto e mini-tour estivo promozionale.

Giricoccola
Ancora Capra & Cavoli per 4 nuovi brani (Giricoccola, Zio Lupo, Cola Pesce e Giovan Balento) in free download, realizzati tutti in un'unica giornata (sempre da Duna) su proposta degli organizzatori dell'omonima mostra fotografica ravennate, ispirata alle Fiabe Italiane di Calvino. Calorosa esibizione corale in occasione della chiusura dell'esposizione.

Astromalestro
Per il classico appuntamento al Festival Delle Arti di Cervia (tema di quest'anno: E luce fu) si è pensato ad una performance "stellare", con ambientazione pseudo-scientifica comprendente bastoncini luminosi, camici da scienziato pazzo e canzoni a tema (la titletrack, Lontane autostrade deserte, le nuove Astronavi e Lucine, Eclisse twist di Mina e ovviamente Selene di Modugno). La serata si è interrotta bruscamente sotto un fortunale d'altri tempi, il che ha portato ad una impegnativa ma gradita replica la sera successiva (stavolta senza pioggia).

La lumaca e l'axolotl
Spettacolo C&C semi-improvvisato assieme al giocattolaio Roberto Papetti e al fotografo (termine riduttivo) Stefano Tedioli; risultato divertente per tutti, persino per il pubblico.

E se a scuola non ci vado?
Molte presentazioni per il libro-cd con Gianni Zauli. Qualche maestra coraggiosa ha addirittura scelto alcuni brani per le fatidiche feste di fine anno scolastico.

Scor com ut a insigné tu mé / Te ad chi sit e fiol?
Abbiamo volentieri accettato l'invito a partecipare ad un paio di manifestazioni in dialetto romagnolo, in compagnia di vecchie e nuove conoscenze come il prode Maurizio Benvenuti (cartografo della Romagna e mille altre cose).

Varie ed eventuali
Oltre ad essere il titolo di un nuovo brano dalla forma non ben definita, il titolo di questo paragrafo intende raccogliere brevemente le numerose collaborazioni: con Primola (Trecento case lungo il Senio, nell'anniversario della Liberazione), con La Sinistra Per Russi (per la fondazione dell'omonima associazione), con Ruota Libera Fusignano (per il loro compleanno), con la Bottega Matteotti e, dulcis in fundo, con L'Associazione La Pallacorda per Jingle Bell Ross. Quest'ultima è stata una serata pazzesca al Teatro di Russi, durante la quale le numerose band locali hanno presentato brani natalizi ognuno a modo suo; noi abbiamo portato le stesse tre canzoni eseguite l'anno scorso sotto ad un lampione davanti a casa di Pappi, cioè Campanela (versione dialettale di Jingle Bell eseguita dal sindaco Molinari), Buon Natale Animale (con il Piccolo Coro Capra & Cavoli in costume da bagno pronto per le vacanze... estive) e la celeberrima Vorrei cantare insieme a voi (però con finale à la Ramones).

2016
2016: anno bisesto di transizione. In casa Jean Fabry sono lentamente proseguiti i lavori dell'album antologico e nel frattempo sono anche successe altre cose.

GNU CHE?
Da tempo immemorabile io e Pappi fantasticavamo sulla possibilità di richiamare la dovuta attenzione sulla storica scena punk / new wave di Fusignano (RA). Con la collaborazione del Comune e del Circolo Brainstorm questa volta ce l'abbiamo fatta: mostra di foto / memorabilia e concerto. Perchè l'abbiamo voluto fare? Per affetto e riconoscenza verso una scena artistica e musicale molto peculiare che ha contribuito a fare di noi stessi quelli che siamo, nel bene e nel male. Grandi emozioni nel lavorare all'organizzazione degli eventi: la nostra incapacità organizzativa è stata mitigata dal supporto di Hans dei Reverse (che tra l'altro si sono riuniti per l'occasione) e degli altri protagonisti del periodo, venuti in massa a dare una mano. I capelli bianchi e gli acciacchi non hanno potuto nascondere la forte componente creativa degli Spots Magazines, dei New Machine For Reprise, degli Ex Cathedra, dei Model Worker e della Romagna Insolita di Pietro Meletti (artista poliedrico che ha spaziato dalla musica alla pittura): tutti sempre proiettati verso il futuro, a differenza dei retromaniaci odierni.

ESIBIZIONI VARIE
Per finanziare il lungo lavoro di studio ci sono state svariate date Capra & Cavoli, tra cui la performance all'Arena Delle Balle di Cotignola, luogo di culto della Bassa Romagna estiva. Con il fondamentale apporto di Serena e Margherita di Primola, lo spettacolo è stato forse il più bello nella storia di questo piccolo gruppo di non-musicisti per bambini. Per tutta una serie di motivi, l'esperienza ha ormai fatto il suo corso e il poco tempo libero futuro sarà praticamente tutto per il punk mentale. Quest'ultimo si è palesato nei soliti contesti: al Festival Delle Arti di Cervia con uno spettacolo denominato "La fine del confine" (highlight una terribile versione di "Sì, viaggiare" e persino "Roma-Bangkok"), alla Fira Di Sett Dulur e in un paio di occasioni legate alla politica (presentati i pezzi nuovi "Costituzionale alé alé" e "Tra un virus e un velox"). C'è stato anche il bis natalizio di Jingle Bell Ross sempre con l'ottimo Ragazzini (in gran spolvero nel brano omonimo).

ACUSTICA RUSTICA
Per ingannare l'attesa del solito album, sono tornato a frugare nel rusco per assemblare "Acustica Rustica" (Raschiatori Di Barili - Secondo Volume), raccolta di registrazioni in bassa fedeltà dal 1998 al 2010. Finalmente (?) pubblicati pezzi come la titletrack o il valzeraccio Tutto esaurito. Tra il fruscio dei nastri, gli errori e la solita auto-indulgenza, è stato un bel giretto nel passato in attesa del famoso futuro.

2017
E finalmente il futuro arrivò. Dopo lunghi mesi di gestazione, un bel dì di marzo arrivarono al Dunastudio mille copie del cd "Se non vuoi perdere i pezzi", pubblicato da Brutture Moderne e attribuito al gruppo Jean Fabry. Punto di arrivo o punto di partenza? Per un trio di non-musicisti cinquantenni probabilmente è più sano propendere per la prima ipotesi, anche se poi non si sa mai. Nel disco ci sono quindici pezzi, quelli più "caratteristici" del repertorio, riarrangiati per l'occasione con l'apporto di tanta gente che nel corso degli anni ci ha mostrato vicinanza e affetto: Lelo, la Maria col corno, Ragazzini, Soda, Zigulo, Balbi, Sintini, la Rosanna, due David (Tucci e Howley), la Camilla, Balbi, Hans, Duna e la Giulia, l'Elisa del Mataluna, la Stefania con la frusta, i Maestri Carnevali e Guberti, il Professor Cantalupi, tutti quelli che hanno suonato nei Jean Fabry e tre figlie. Ah, e l'immagine di copertina di Roto. Vista così pare una roba di famiglia e lo è proprio: una bella festa conclusiva sotto forma di dischetti di policarbonato con cui contribuire ad inquinare il mondo. Il 21 aprile (dopo la realizzazione dell'assurdo video di Rotoballe a cura di Daniele Zini) presentazione ufficiale all'Auditorium di Fusignano (divagazioni metafisiche di Riccardo Ragazzini, Cantalupi al telefono, Soda ai cori, Cavina travestito da coniglio, strobo su I pappi dei pioppi, cover di CCCP / Richman / Becaud) e struggente recensione di Savini su Blow Up. Fine? No. Per un paio di motivi: 1) siamo ancora vivi e 2) c'è da finire di pagare le spese. Quindi: ultime cartucce Capra & Cavoli con epilogo (?) al Marameo Festival di Faenza e date Jean Fabry sporadiche ma non per questo divertenti e stimolanti. Innanzitutto Rido'N'Dante al Festival Delle Arti di Cervia: spettacolino con riferimenti all'Inferno del Sommo Poeta (letture senza vergogna delle traduzioni in dialetto romagnolo del Talanti), celebrazione dei 50 anni di All you need is love (anche lei in romagnolo) e ironia di grana grossa sul revival del Liscio (Liscio Inferno, cover di Disco Inferno sempre ovviamente in vernacolo). Hanno fatto capolino anche due pezzi nuovi: Sotto il sole digitale (sulla mia patologica avversione nei confronti degli smartphone) e la titletrack Rido'N'Dante. In autunno tris di apparizioni: in primis Wikipoz, talkshow "sui generis"al Fontanone di Faenza (condotto da Roberto Pozzi della Metallurgica Viganò e del periodico Gagarin), dove con "Stringi le viti" ed "E la balena" ci siamo fatti dei nuovi amici fra cui il progetto teatrale Panda Project (che ci ha onorati con una puntata del loro podcast Minuti); più avanti l'amico Michele Antonellini ci ha invitato alla Bottega Matteotti per una affollata dimostrazione pratica di punk mentale incredibilmente ben accolta dal pubblico; infine la terza apparizione a Jingle Bell Ross in cui abbiamo riproposto le solite baggianate col solito Ragazzini (avercene).

2018
Il 2018 per i Jean Fabry è stato un anno di lotta e resistenza: lotta contro il tempo che implacabilmente ci sottrae energie e resistenza nel nome del punk mentale, mai come quest'anno chiaro e limpido nel suo palesarsi. Il consolidamento della formazione minimale a tre (+ Molinari "guastatore") e numerose circostanze favorevoli (leggasi ottimi service e grandi fonici) hanno permesso la realizzazione di svariate esibizioni da ricordare, come al Circolo ARCI Kinotto di Borgo Masotti (gestito dal cantautore ravennate Viscuso), alla solita Fira Di Sett Dulur di Russi e alla Settimana Del Buon Vivere di Forlì, dove in serata gelida si è proceduto ad un set "antologico" dell'annata in corso con tanto di cover ("Kinotto" degli Skiantos, "Summer on a solitary beach" di Battiato, "Eclisse twist" di Mina e "A message to you, Rudy" di Dandy Livingstone).

Ci sono stati poi degli eventi speciali:

Disco Pom
Ritorno al Bunker (già Eternit) di San Matteo della Decima (BO) per un pomeriggio alternativo in compagnia dei ragazzi del GAP "Villa Emilia". Marlo scatenato in discoteca.

Scor com ut à insigné tu mé
Seconda partecipazione all'evento faentino dedicato al dialetto romagnolo, in compagnia di mostri sacri come Bonetti, Quinzan, Bellosi, eccetera. Abbiamo presentato Uriginél. Prima o poi faremo un album in vernacolo. Con calma.

Mondo Limbo
Solita gradita partecipazione al Festival Delle Arti di Cervia, dove è proseguito il viaggio nella Commedia dantesca. Presentato il pezzo "La vita (fuori dall'internet").

Voglio scappare con il Circo Bidone
Mattana estiva scaturita dall'impellente bisogno di omaggiare uno dei nostri miti principali, con esibizione sulla pista del Circo in quel di Fusignano. Gruppo al completo con il Sindaco, Cavina, Balbi, Giulio e il suo erede Niccolò alla sbatteria. Esito un po' sopra le righe, con qualche sbavatura dovuta al caldo e alla guitteria.

Garage Panda
I Panda Project ci hanno invitato alla loro performance "di quartiere" e ci siamo esibiti in strada e in garage (finalmente!). Presente anche Pozzi. Situazionismo à gogo.

E poi, per tenerci impegnati nei periodi di magra (e la sensazione è che ne stia arrivando uno bello lungo) ci siamo inventati la nostra versione degli House Concerts: si chiama Jean Fabry a casa di... e quest'anno abbiamo invaso le abitazioni di Mirko Liverani e Mirko Caravita (il nostro eroe, in bici da Fusignano a Capo Nord per dimostrare che "tutti possono farlo").

2019
L'arrivo del paventato periodo di magra è coinciso con i 25 anni di attività dei Jean Fabry (nelle svariate forme e denominazioni) e le celebrazioni sono comunque state all'altezza. Intanto, in piena modalità anti-celebrativa, abbiamo realizzato un album nuovo in free download: Radical Twist.
I lavori si sono svolti come sempre da Duna, con la formazione essenziale a trio più il Sindaco Molinari in un paio di cameo (finalmente in un disco dei Jean Fabry si è udito il mitico "kazax"); l'umore generale dei pezzi è stato sicuramente influenzato dalla mia avversione senile per i social network e gli smartphones ma abbiamo anche riscoperto la nostra fiera indole "radicale", soprattutto nella titletrack, che parte dagli ascolti infantili di Radio Capodistria per arrivare alla nostra buffa situazione attuale. Tra gli altri brani "Tra un virus e un velox" (blues per moderni misantropi), "...e vien dal Malcantone" (canzone folk su leggende metropolitane e fake news), "La vita (fuori dall'internet)" (terza versione di una canzoncina sugli anni della rete, nata negli anni novanta e arrivata fino a qui). Sarà sempre più difficile registrare materiale nuovo, dato che i Jean Fabry si sono sempre sostenuti con l'attività dal vivo e oramai siamo agli sgoccioli. Qualche progetto è però ancora in piedi e mai dire mai. Sicuramente mi piacerebbe raccontare in modo minimale la nostra storia con un documentario: i lavori sono già iniziati assieme a Daniele "Gnelez" Zini. Un altro sogno sarebbe quello di una rassegna musicale sulla Romagna alternativa e mi piacerebbe chiamarlo Uriginêl: intanto questo nome l'abbiamo usato per il consueto spettacolo al Festival delle arti, dove abbiamo approfittato del tema (il Paradiso dantesco) per eseguire (oltre all'inedito "Ampi sprazzi di sereno") "In heaven" di David Lynch, "When the saints go marching in" e (finalmente) "A zonzo" di Stanlio e Ollio. Abbiamo suonato anche al Bagno Quevida di Porto Corsini, al matrimonio di Antonio (Sodano) e Saveria (che ci hanno commosso con la richiesta di eseguire "E la balena", ormai inno personale e universale) e al neonato Festival della Curiosità di Russi. In occasione di questo evento ho avuto l'onore di collaborare con Marco Zanotti, Francesco Cimatti e molti altri artisti russiani per "A sò curios", tormentone semplice ma - apparentemente - efficace, suonato durante la (già) storica Parata dei curiosi. A Russi ho partecipato anche all'organizzazione della serata "Ricordando Muzak", in memoria dell'omonimo titolare dell'omonimo negozio di dischi dove mi sono fatto le ossa "culturalmente" fra gli anni ottanta e novanta: ho suonato con Angelo Sintini (che mi ha persino fatto fare "L'avvelenata" di Guccini) e Giuseppe "Gello" Orselli. Oltre alle cover ho infilato anche la nuova "Bar Muzak". Sempre nella mia cittadina, in occasione dell'inaugurazione della locale Casa del popolo, si sono riuniti I pappi dei pioppi che con il supporto de L'aviatore (Luca Balbi) hanno sciorinato una serie di canti politico-sociali tra cui "Son la mondina son la sfruttata" che faceva parte del nostro primo repertorio venticinque anni fa. A proposito di questo, la più importantante apparizione dei Jean Fabry del 2019 è stata quella alla Barcaccia di Forlì dove abbiamo proposto VENTICINQUE e abbiamo fatto festa con Molinari, Miguel, il Maestro Mauro Cavalazzi (conosciuto la sera stessa, in pieno spirito punk mentale) e il grande ritorno di Giulio al rullante selvaggio. Due ore e mezza di grandi emozioni con graditi ritorni ("Ginko biloba", "Nero", "La grande tavana", "La liturena", "La gatapozla", "Zavaglio generale") e azzardi tipo "Come together" dei Beatles. L'esperienza dei Jean Fabry potrebbe anche concludersi qua.

2020
Il peggiore degli anni bisestili è cominciato bene, in modo insospettabile: una bella esibizione "di sottofondo" in occasione di una affollata caccia al tesoro nel territorio comunale di Russi con ospiti di prestigio (Balbi, i Canterini Romagnoli) e scaletta eclettica (A sò curios, una versione-fiume di A message to you Rudy, la nuova Riciclami, Bad guy di Billie Eilish e la vincitrice di Sanremo Fai rumore). Poi, è arrivata la pandemia. L'evento più sconvolgente dai tempi della guerra ha banalmente rivoluzionato la vita di tutti e c'è voluto un po' per trovare sollievo in un hobby di lusso come i Jean Fabry. Tenersi impegnati con il punk mentale si è confermato terapeutico: sono arrivate alcune canzoni nuove e un video su Youtube direttamente dalla prigione-lockdown. Poi, complice l'allentamento dell'emergenza siamo riusciti a suonare anche quest'anno al Festival delle arti di Cervia, dove abbiamo portato "Cercalo", concept sul fantastico nella vita quotidiana. Il tema del Festival era il centenario felliniano e noi abbiamo provveduto, dopo otto pezzi e mezzo, a fare eseguire a Molinari col "kazax"  il tema del film-capolavoro del 1963. Tra momenti di alta intensità espressiva, tragiche cadute di tono per problemi tecnici, molta guazza e una buona dose di guitteria c'è stato modo anche di ricordare il prematuramente scomparso Zagor Camillas, con la cover di Banana bullone. Successivamente, prima dell'autunno e della seconda ondata del virus, sono tornati persino i Capra & Cavoli in un bel pomeriggio a Bagnacavallo in cui sono sbucate dai meandri della memoria tutte le fole e le bestiole dei vecchi tempi con la missione di stimolare i bambini di ogni età ad essere sempre curiosi. A questo punto, non restava che esagerare e fare un disco partendo dalla copertina: è arrivato l'ep Senile (titolo quantomai opportuno), scaturito appunto dalla cover realizzata da Zini in uno slancio immaginario e che invece si è rivelata traino per gli ennesimi segnali di vita del nostro gruppo "in famiglia". Lavori al Dunastudio con Alessio Ruscelli per sei pezzi: la titletrack, il "pezzo-covid" Almeno, il canto ecologico-intimista Riciclami, la catartica Cercalo, il "rap" alla nostra maniera (ginopaoli) e la vecchia Quant ridar (scaramantico-apocalittica scheggia romagnola molto gradita al sindaco Molinari, ovviamente ospite). Ora, con le forze rimaste e il futuro pieno di incognite, si proverà a continuare l'impegno del documentario sulla nostra storia, ennesimo progetto autoreferenziale e di conseguenza necessario.

2021
Beata ingenuità!
Pensavamo che sarebbe durata poco e invece... ancora un anno di pandemia. I Jean Fabry si sono esibiti una volta sola, come sempre al Festival Delle Arti di Cervia, tra l'altro senza Pappi (c'era però Molinari). Titolo della serata "Preferisco l'insalata", omaggio a Battiato in linea col tema della rassegna (Frutta e verdura, salute e natura). Eseguite con la solita faccia tosta Strawberry Fields Forever, Banana Boat Song, Tutti Frutti, J'entends siffler le train ed Et maintenant (Gilbert Becaud era una delle passioni del nostro antico nume tutelare Giovanni Fabbri, ennesimo cerchio che si è chiuso). Il giorno dopo ho partecipato al Festival Della Curiosità di Russi, eseguendo prima A sò curios in piazza sotto il sole cocente e poi accompagnando Roberto Pozzi nel suo talk-show Wikipoz. Oltre a Ma... cos'è questa crisi? di Rodolfo De Angelis, complice la presenza di Savini col suo libro sul liscio mi sono lasciato andare a Simpatia di Raoul Casadei. In autunno, bella gita al Bosco Urbano di Conselice con i Capra & Cavoli al completo in versione unplugged: Marlo si è trasformato in Zio Lupo e Pappi è riuscito ad arrivare in fondo con le pile delle tastiere ancora cariche. A fine anno, dopo alcuni infruttuosi tentativi di registrare qualcosa assieme, la mia voglia di produrre comunque qualcosa ha partorito il primo ep dei Salti di scimmia (cioè io al lo-fi e Duna a fare magie al mixer). 2-3 salti di scimmia è il primo pezzo, solita roba in levare con testo post-apocalittico (i "selt ad semia" sono un alimento immaginario con cui ci si rideva addosso ai tempi della miseria); poi c'è S'la foss par me in dialetto romagnolo che affronta il tema della socialità (il che fa ridere perchè in Romagna si vive da sempre un'ambivalenza paradossale fra la rinomata accoglienza e l'essere strégn o spagogn = sdegnoso, serio, poco socievole); infine Càpita, canzone non-solo-natalizia ispirata ad una installazione faentina del Maestro Gorini. Alè, può bastare: in futuro arriveranno altri salti di scimmia, oltre ovviamente al ritorno dei Jean Fabry.

2022
Il resoconto del 2022 si può suddividere i nei quattro capitoli sottostanti.

PAX MENTALE
Dopo lo scoppio del conflitto armato fra Russia e Ucraina sono stato coinvolto in un paio di manifestazioni pacifiste locali, eseguendo canzoni che non avrei mai pensato più di suonare, tipo Give peace a chance, Blowin' in the wind, Il disertore oltre a L'andirivieni, E la balena, Contronatura. Il me stesso nonviolento degli anni giovanili si è risvegliato di soprassalto, poi è tornato a dormire pensando si trattasse di un brutto sogno. Mah.

PERSEO PERSEVERA PER SE'
Secondo EP dei Salti di scimmia, composto da tre brani. 1) Perseo persevera per sè: roba tipo R.E.M. (tipo, non esageriamo) ispirata dal rover Perseverance, tutto solo (?) su Marte ad incarnare lo smisurato ego di noi insignificanti microrganismi sotto sotto ancora convinti che il sole ci giri intorno. 2) Tropa dopa: roba tipo post-punk dei poveri (beh, tutto è post-punk quindi questa ci sta) ispirata dalla mirabolante scoperta che ognuno ha il suo tipo di droga e ne fa uso per combattere il logorio della vita moderna (a volte esagerando per eccesso, ahia). 3) Noto: roba tipo Ligabue (no, dai, scherzo) ispirata dal tempo che passa spietato, costringendoci ad aprire gli occhi godendocela finchè dura. La terapia Salti di scimmia continua.

DOVE IL MONDO E' DIVERSO
Festival Delle Arti di Cervia (senza Pappi) con spettacolo ispirato a Sapore di sale (tema di quest'anno) e scaletta varia ed eventuale, con la suddetta canzone di Gino Paoli, il nostro pezzo dal nome "ginopaoli", canzoni per bambini, dialetto romagnolo, psichedelia da quattro soldi, battute che capiamo solo noi e a volte neanche, altre cover molto conosciute ma - citando Miguel degli MM40 presente fra il pubblico - tra le più tragiche del repertorio saccheggiato. Gnelez ci ha dato una mano a montare la baracca aiutandoci anche a risolvere il problema della cassa solitaria (una delle due è cioccàta quando l'abbiamo collegata all'impianto): la soluzione era ovvia: io a destra, Marlo a sinistra e cassa nel mezzo a mo' di totem.

UNO, DUE, TRE
Fra settembre e novembre, prima mi sono esibito da solo (i vecchi non conoscono la vergogna) davanti ai miei concittadini in occasione dell'inaugurazione della mostra di Gianni Zauli "Animaludens", poi (nell'ennesimo ritorno dei Capra & Cavoli, di cui è pure uscita la raccolta digitale "Ti dico una cosa") con Pappi al Nido di Sant'Agata sul Santerno e finalmente col trio al completo al Nido di Alfonsine (dove il licantropo Marlo si è trasformato ancora in Zio Lupo per la gioia dei presenti).

POST SCRIPTUM (WORK IN PROGRESS)
Documentario ancora latitante, previsti nuovi lavori dei Salti di scimmia e dei Jean Fabry nell'anno a venire.

2023
Il 2023 dei Jean Fabry ha man mano assunto le sembianze (volontariamente e non) di un piccolo ma sentito omaggio alla Romagna, colpita in maggio da una catastrofica alluvione. Nei mesi precedenti, Capra & Cavoli a Conselice nel giorno ventoso che ha visto la scomparsa dell'icona romagnola Ivano Marescotti e Jean Fabry a Faenza per l'ennesima edizione di Scor com ut a insigné tu mé! (su invito di Federico Savini) prima, appunto, del diluvio. La nuova canzone Spalàta è scaturita spontaneamente dopo che la natura si è accanita sulla nostra "isola felice" e il puerile gioco di parole fa riferimento ad un modo di dire romagnolo ("esagerata, eccezionale") e alla faticosa quanto necessaria sbadilata per rimuovere il fango. È stata eseguita in pubblico per la prima volta da me e Pappi a margine dello spettacolo teatrale russiano Shakespeare in Róss, dove è stata riesumata anche La fira di sett culur, proveniente dall'antico spettacolo con Radio NK Linguàza. Da cosa nasce cosa, e durante il successivo benefit pro-alluvionati Questa terra spalata (sempre a Russi, sempre al Centro Sociale Porta Nova, sempre con il coinvolgimento dell'instancabile Giulia Torelli) abbiamo avuto il piacere di condividere nuovamente il palco con l'Ingegner Ragazzini, che ha portato con sè due riletture in vernacolo di altrettanti brani dei Beatles (Lì la s'é farmeda aqué = I saw her standing there + La ciapa sò e su trent'on = Ticket to ride). Questo evento ha a sua volta condotto ad una versione di Linguàza (o giù di lì) allo storico Gabbiano di Conselice (dove in gioventù Pappi e Marlo ballavano la gnù vueiv), che ha riaperto i battenti post-alluvione nella giornata di San Martino in versione "osteria romagnola" invitando Cico dét e bèl & Mary Grace e appunto i Jean Fabry (con tanto di Giulio alle pelli e Gnelez al coaching motivazionale). Pubblico ai tavoli come in una sorta di Festa Dell'Unità fuori tempo massimo, service a cura di Dagmar e Gianlorenzo dei Reverse (quelli conselicesi, non quelli gnù vueiv di Fusignano), facce conosciute e non, applausi, sbigottimento, acustica da sala da ballo, Gramadora a sorpresa e sabadoni per finire.

Altri eventi degni di nota del 2023

 1) il nuovo lavoro dei Salti di scimmia "Il contrario di epicentro" comprendente il pezzo omonimo (ennesima predica sul potere salvifico della musica-fatta-in-casa contro le amarezze della vita), Vola (una specie di omaggio al rock che fu, da Neil Young ai Pink Floyd - praticamente il giro è quello di Time) e La media matematica (col pensiero alle innumerevoli generazioni che già dai giorni della scuola crescono schiave del risultato numerico a discapito di tante belle cose che si rischiano di perdere per strada);

 2) la surreale partecipazione dei Jean Fabry a Forlì alla presentazione del libro di Tiziano Cantalupi e Filippo Onoranti "La nascita dell'universo dal nulla", avvenuta grazie a Molinari, autoinvitatosi con sfacciataggine tardoadolescenziale

 3) l'ormai periodico minitour dei Capra & Cavoli (sciolti ma evidentemente non evaporati) nelle scuole dell'infanzia della Bassa Romagna (Fusignano e Voltana, a 'sto giro)

 4) la decisione di celebrare i trent'anni della nostra esperienza nel 2024. Documentario? Mostra? Concerti? Chi vivrà vedrà.


(continua)

 


I pappi dei pioppi



Roto



America Television Love  



Jean Fabry



Andrea Ghiselli



Amici di Buttalo



Buttalo Symphony Orchestra










Zavaglio Generale














David Tucci










































1°Raduno Raschiatori


















rotoballe








Raduno raschiatori 2006



La televisione non esiste














Celacanto





















































En Passant






LVLV





















Cul de sac




INCVA



















































































































Acustica Rustica



SNVPP










































































Radical twist






















Senile



























Perseo persevera per sè
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