Recensioni DEMO
2003 MONDOSORDO -
MONDOSORDO (demo, cd)
recensione ROCKIT
(12-12-2003)
In una delle mie strisce preferite il
fratellino di Mafalda, Nando, va ad aprire la porta e
con gentilezza saluta l’estraneo che si trova davanti
“Buongiolno, cosa vuole?”. Il signore con l’aria
zuccherina e condiscendente di un adulto che si rivolge
ad un bambino gli risponde “Buongiorno, vorrei parlare
con una persona grande”. Nando si congeda con un
“Subito”, rientra in casa, prende uno sgabello, ritorna
alla porta, ci sale su e ripropone la frase che ha
aperto il fumetto “Buongiolno cosa vuole?”. I Mondosordo
per me sono come Nando: dei bambini su uno sgabello che
zittiscono gli adulti con la loro infantile serietà .
Forse in un cd si dovrebbero cercare l’abilità, il
talento, la tecnica, le capacità e le motivazioni ma
questo dischetto rosa ti distrae e fa si che si rimandi
tal genere di analisi; ti fa dimenticare che sei lì per
esprimere una modesta opinione e ti trascina dove non
hai deciso tu. Quello con cui si dilettano, muniti di
chitarra, organetto, contrabbasso e batteria, è una
specie di folk allegro e frugale, fatto di suoni caldi e
avvolgenti che ti inonda di idee, giochi, raffinata
ironia, nuvole, gioia e colori. Canzoncine sgangherate
con titoli lontani dalla logica (assolutamente Belli!)
che hanno nel codice genetico il minimalismo sognante di
Jonathan Richman ma che richiamano alla memoria anche i
Quintorigo, con meno virtuosismi, e le prime visioni di
Gaber, quelle non ancora infettate da una società
ingombrante. Brani senza dubbio imperfetti, pieni di
ridondanze , di stonature e di orli da ritagliare ma
attraenti e capaci di iniettare in chi li ascolta la
voglia rara di sorridere senza ragione, solo per il
piacere di farlo. A prescindere da QuelloCheVerrà e da
QuelloCheNonVerrà è un bel risultato.
Carolina Capria
2000 JEAN FABRY -
REGISTRAZIONI CASALINGHE (demo, cd)
recensione ROCKIT
(31-08-2001)
Davvero curiose le "Registrazioni
casalinghe" di questi cinque musicisti che si fan
chiamare Jean Fabry. Immaginate un parco giochi in cui
Elvis Presley si azzuffa con Stephen Malkmus e con un De
Gregori strafatto, producendo un rumoroso e barcollante
girotondo di indie rock, folk, pop e cantilena popolare
che nulla abbia a che fare con i tre artisti
menzionati... Detta così, sembrerebbe esserci fin troppa
carne al fuoco per dare credibilità a questa formazione
e invece l'ironia e l'instabilità con cui i Jean Fabry
affrontano le proprie composizioni, conferisce loro una
forza espressiva da non sottovalutare. La musica del
quintetto arranca su suoni semplici e dal taglio netto,
senza troppi fronzoli ma con movenze spesso strampalate.
Giri di chitarra buoni per i film di Tarantino, ritmica
scarna che singhiozza, basso nervoso, organetto da fiera
paesana, coretti sbarazzini e strani rumori a disturbare
qua e la. Pur viaggiando tendenzialmente su confortevoli
melodie e lievi ritornelli, le note dei Jean Fabry
rasentano spesso la follia, senza tralasciare qualche
momento oppressivo e angosciante pur mantenendo un'aria
ciondolante. Da rimarcare la curiosa vena poetica delle
liriche, che strapazzano le parole, mescolando
tristezza, ironia, presa in giro, risate isteriche e
senso di depressione (date un'occhiata ai titoli).
Quattordici brani decisamente non per tutti, ma che
vanno giù che é un piacere fin dal primo ascolto,
rivelando piccole chicche man mano che si
approfondiscono gli ascolti. Pur con qualche piccolo
calo di tensione e con una qualità di registrazione non
certo di prima qualità, i Jean Fabry sprizzano vitalità
e talento per buona parte degli oltre quaranti minuti di
musica incisi su questo dischetto. Sarebbe davvero molto
interessante vederli alle prese con un produttore capace
di metterli nelle condizioni di esprimere al meglio un
potenziale notevole. Bravi e fuori di testa.
Stefano 'Acty' Rocco
1999 JEAN FABRY -
(SENZA TITOLO) (demo, cassetta)
Premio Brico Sound
(selezione dei primi 20 demo)
recensione ROCKERILLA n. 232
(dicembre 1999)
Jean Fabry - Anche loro una "vecchia"
conoscenza del sottoscritto: sempre più straniti e
indirizzati verso una poesia della sottrazione, con
intrusioni di apparecchiature bizzarre e di timbriche
imperdibili. Sono alla vigilia di una registrazione
professionale di un lavoro completo, che attendiamo con
ansia.
John Vignola
1998 JEAN FABRY -
COLLEZIONE AUTUNNO-INVERNO 1998-1999 (demo, cassetta)
recensione ROCKERILLA n. 225
(maggio 1999)
La "Collezione Autunno-inverno" dei
Jean Fabry è una congerie di canzoncine surreali,
sostenute da un uso naif del campionatore, da un
organetto diatonico, ocarina, armonica, oltre ai più
"normali" strumenti rock. Si arriva così ad una sorta di
pop ibrido e futuribile, mescolato con una elettronica
deviata e da rigattiere (con i culmini nel surf acido e
sintetico di "L'Egoland"), in bilico tra nonsense e
scorci intimisti. Una collezione ludica e malinconica
nel contempo, quindi: consigliatissima dal sottoscritto.
John Vignola
recensione SNORT
16 brani ordinati sicuramente non a
caso, che intersecati tra loro producono 46' di musica
raffinata e satirica, non nuova e contemporaneamente
molto originale. a cominciare dal primo pezzo (ottima
presentazione), ascoltando "C. d. A.", nella quale
pervade un dolce e confuso istinto sentimentalista, e
lasciandosi trasportare nel viaggio techno-ambient
all'interno del mondo di "L'Egoland", i Jean Fabry
raggiungono quel perfetto equilibrio tra musica
tradizionale ed elettronica che permette ad armonica,
campionatore ed ocarina di convivere armoniosamente in
una melodia per lo più stonata. Prendono quindi un senso
di naturalezza brani come la parodia pubblicitaria
"Mercatone" o "Canto degli incrociati", nei quali
risulta difficile percepire dove finiscono ironia e
realtà e dove cominciano realtà ed ironia. Tra i pochi
veramente meritevoli di un'ottima produzione
discografica, nonchè sicuramente curiosi da vedere dal
vivo.
Federico Canibus
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