Testata
 
1a pagina
Biografia
Concerti
Prodotti
Zavaglio
         Facebook JeanFabry  

ROTOBALLE - Recensioni


Beautiful Freaks -
2006

Punk mentale. Mi piace. In maniera esponenziale. E’ una ballata lo-fi, seconda traccia di Rotoballe, l’ep 6 tracce di questi romagnoli. Anno 2004, distribuzione Mescal, arriva a noi soltanto ora. Ma i bei regali si accettano sempre e si recensiscono con piacere. Rotoballe è: un cervellotico lamento d’allegria. Interpretato con estrema e gradevole semplicità. Chi lo suona e chi canta, è cresciuto e non ha perso la voglia di giocare. Dentro, troverete melodie swing (“Rotoballe”), cantautorato imperioso, un ironico strato di intellettualismo sbilenco alla Quintorigo (“Lamento del venditore di libri”), folkloristiche cantilene da psicopatici raffinati. Violini, fisarmoniche, approcci sperimentale lo-fi. Gente con cui ti fermeresti ore a parlare nel bagno di un locale. (A.D.L. - lessia.deluca@gmail.com)

Alessia De Luca



OndaRock
- 2005

Riciclaggio linguistico nelle campagne della bassa. Modernariato malinconico. Scombussolamenti. "Sto cercando la mia vita, sto girando un po' questo mondo per la sola ma vera ragione sto cercando la mia vita, sto girando un po' questo mondo per la sola ma vera ragione sto cercando la mia vita, sto girando un pò questo mondo ...". Prendendo spunto, e nome, da un pittoresco (e oggi scomparso) cantautore della bassa Romagna, i Jean Fabry, nati come duo direttamente in balera nel 1994, arrivano (in cinque) dopo una manciata di ottimi demo all'esordio ufficiale, e solo dieci anni più tardi, un po' come i Supreme Dicks. Se la cosa suona come certificazione di qualità la tiratina d'orecchi a discografici e critica è d'obbligo, ma non vale la pena di piangerci su.

Quella dei JeanFabry è in una parola musica pop, storta, sfuggevole, acuta ma con lampi di scemenza e sempre percorsa da quell'immaturo senso di amatorialità che la rende longeva. Ad un primo e sbadato ascolto il disco può apparire spoglio e un po' troppo pulito, dato anche il frequente ricorso a imprescindibili del lo-fi come vecchi synth monofonici, drum machine antidiluviane e un contrabbasso sempre al limite della dissonanza. Ma la scelta dell'abbellimento, rispetto alle prime prove casalinghe e necessariamente più out e sporche, è consapevole e azzeccata nel porre in maggiore risalto la componente pop e il songwriting. Perché "Rotoballe" è anche un album che si canticchia, sotto la doccia, perché no, ma anche, e preferibilmente, a zonzo per la campagna o mentre, travolti da impeti di regressione, si riprende fuori la scatola del meccano.

Gruppo "alla deriva tra le carte topografiche, col calendario senza tutte le domeniche" i Jean Fabry partono bene col rock'n'roll disimpegnato di "Rotoballe", conteso tra tentazioni indie-rock, dissonanti squarci meditativi e fughe di synth a colorare lo sfondo. Una poetica della contaminazione tra gli elementi che se da una parte non si vergogna di gongolarsi ambiguamente sul filo della retorica del "si stava meglio quando si stava peggio", dall'altra non ha né il bisogno né tantomeno la necessità di ricorrere alle abusate immagini sensazionaliste di innesti, manipolazioni e alienazione che spopolano in tante sottoculture metropolitane. E così il cielo di polistirolo di "Punk Mentale" ha una melodia facile facile e a presa rapida, un po' come certe cose dei Pavement. "Il lamento del venditore di libri" è poi l'episodio più marcatamente riconducibile al synth-pop, sempre presente tra le pieghe del disco. La cadenza è marziale, e sottolineata da analogicherie assortite e organetto, fino alle invocazioni che chiudono il pezzo.

Si riparte poi in quarta con l'orecchiabilissima e svelta "Ma mi sa di no", tra Capossela e i Violent Femmes di "Halloweed Ground", sempre in chiave lievemente postmoderna, come cantata in una rigatteria all'ora di chiusura. Su "C.d.A" torna l'organetto a cullare la canzone più tradizionalmente "sentimentale" del disco, facile da immaginare in scenari collinari, come del resto quelli spesso frequentati dalla band dal vivo e che, tanto per non far mancare nulla, si chiude dispettosamente sui rumori di un supermarket...

In chiusura l'ermetica "I pappi dei pioppi" (obbligatorio vedere il gruppo dal vivo per capire cosa sono i pappi dei pioppi), solida melodia corale punteggiata da chitarra e organetto per poi venire trainata da un refrain di synth e drum machine, come non se ne sentivano dai tempi degli Omd, fino a un crescendo di bpm nel finale che si annulla contro un muro di suoni antichi e analogici, mentre ricompare, per i saluti, il vecchio Jean Fabry, quello vero. Figli della provincia dove essere sfasati non è necessariamente cool, i JeanFabry continuano silenziosamente (e lucidamente) a scompigliare le carte in attesa di quello "Zavaglio Generale" che presto o tardi investirà ogni cosa.

Recensione di Federico Savini

www.ondarock.it



ROCKIT - 13 luglio 2005

di Christian Amadeo
?Senza le note non si capisce, si scrive carne, si legge pesce. Si mangia fumo, si salva spazio, volume primo ma con giudizio. Nero su bianco, zero nel vento. Solo un secondo, che arrivo al punto: senza non senso non c'è più gusto, si tocca sempre lo stesso tasto. Miti e leggende metropolitane, tutto si tiene.? Si potrebbe dire che il pensiero dei Jean Fabry sia ben espresso in queste frasi, estratte da ?Lamento del venditore di libri?, una delle canzoni incluse in questo mini-cd della formazione romagnola. Lucida follia? Pura demenzialità? Scegliete voi, o sceglietele entrambi, dopo aver ascoltato questo ?Rotoballe?, che ripesca alcuni episodi già editi nei primi demo più qualche traccia nuova. Il gruppo, come il pittoresco chansonnier della bassa Romagna dal quale traggono ispirazione per il nome, adotta il nonsense come stile di vita e come stilema musicale. C'è folk, rock, elettronica, swing. C'è Capossela, c'è Conte, c'è la tradizione di paese, c'è la tecnologia, c'è il rumore. La song d'apertura è pura demenzialità, con un country sghembo ed un refrain che sa di spot pubblicitario. Irritante o divertente, fate voi. ?Punk mentale? potrebbe essere anche la definizione del pensiero dei Jean Fabry, raccontato con una ballata assolutamente nonsense. Il meglio, però, la band di Forlì lo regala in ?Lamento del venditore di libri?, intrigante periodo scandito da un'elettronica minimalista, che farebbe supporre un lampo di lucidità nelle menti dei Jean, ma se diamo ascolto alle liriche, torniamo alla nostra situazione di ?out of head?. Ancora bella e divertente è ?Ma mi sa di no?, davvero una rincorsa ai già citati Conte/Capossela. Non manca l'episodio romantico/melodico, seppur con il concetto astruso di un punto di vista particolare (?C.d.A.?). Ed infine un altro pezzo da novanta, ?I pappi dei pioppi?, cantilena lagnosa all'inizio, che evolve in un vortice elettronico-folkloristico, tra feste di paese e canti antichi. Pura anarchia musicale, come in tutte le composizioni dei Jean Fabry. Terminato l'ascolto di ?Rotoballe?, ci si interroga nuovamente: pura demenzialità o lucida follia? Gruppo demenziale o piccoli geni creativi? Fate voi. Io mi sono divertito un sacco ad ascoltare questo piccolo strampalato cd?

www.rockit.it

IL CACOFONICO #13 - dicembre 2004

... romagnoli in uscita nazionale
In questa musica... la leggerezza di un passerotto che se ne sbatte del periodo di caccia. Organetto diatonico, voci, chitarra, elettronica analogica (incursioni alla Portishead), contrabbasso, batteria, tastierine Casio e mucca. Suonano tra waltz e (clean) punk con testi (in italiano) intimi e parasociali, fuori banalità in direzione chansonnier; tutto quanto permeato di contestazioni poetiche e deliri quotidiani giusti per degli extra - terrestri casalinghi. Cd di qualità al di sopra dei "media" anche se la registrazione calza un po' stretta alla loro vera natura, che giostamènt è... suonare dal vivo!
- IZ

www.cacoweb.com

RADIOCOOP

Singolare produzione quella dei Jean Fabry , difficilmente collocabile , tra surrealismo , nei testi nonsense e atmosfere folk nella musica , sporcate da rock ed elettronica. Loro lo chiamano "punk mentale" e potrebbe essere. Non sempre si coglie il "mood" che anima il progetto ma che rimane comunque piacevole e intrigante.

www.radiocoop.it

RADIO MACH 5

Nome: JEAN FABRY
Genere: Pop folk
Titolo del CD: Rotoballe
Prodotto da: Sciopero record - Mescal

Un gruppo di musicisti professionisti, che ci propongono un misto di generi musicali, originali e di ottima fattura, buoni i testi e l'arrangiamento, il tutto si ascolta e riascolta con piacere (A.L. 29/12/04)

www.radiomach5.it



MESCALINA

Sono una piacevole sorpresa questi Jean Fabry. Non conoscendoli, inserendo il loro mini cd nel lettore, avevo il terrore di trovarmi ad ascoltare l’ennesimo “figlio illegittimo” di Capossela: fugata subito questa paura, ho potuto affrontare le loro canzoni con rinnovata curiosità.
Sei brani che regalano un allegra e sgangherata freschezza sonora: Antonio Baruzzi voce e chitarra, compositore anche dei testi e delle musiche, viaggia a zig zag tra punk melodico, rock “disturbato” e ironica canzone d’autore. Il suo ondeggiare non è frutto di qualche bicchiere di troppo, le curve fanno parte di un approccio naturale ad uno stile musicale che non ama percorrere le autostrade.
Molto meglio le strade di campagna, percorsi tra i quali sembra nascere quel folk di fondo che accompagna, non solo con gli strumenti, le atmosfere di un disco che trova anche nei testi momenti felici.
Non poteva essere diversamente per una band che “ruba” il proprio nome a Jean Fabry, pittoresco chansonnier della bassa Romagna, per miscelare una serie di ingredienti il cui risultato è ben rivelato attraverso il sound e le liriche di “Punk Mentale”.
I riferimenti e le ispirazioni sono velate, celate con abilità: Battiato e Camerini per fare un paio di citazioni opposte, ognuno provi a trovare le sue, affiorano leggeri come fantasmi., così impalpabili che il loro vagare non disturba.
E’ un esordio che arriva dopo oltre un lustro di demo dimostrando che qualcosa di alternativo, senza annoiare, è ancora possibile farlo. Ad un primo ascolto potrà anche sembrare leggero, un dazio che spesso deve pagare chi sa scrivere con intelligenza testi surreali. Accompagnarli con strumenti “allegri” come l’organetto diatonico, suonato da Andrea Giuliani, “sporcarli” con synth monofonici e qualche campionatore aiuta poi a dar respiro alle canzoni, a non appesantirle, a contaminare anche la melodia.
Finora la loro musica non ha trovato molto spazio oltre l’Appennino tosco-emiliano: questo ep è un ottimo biglietto da visita per presentarsi ovunque in attesa che le “rotoballe” si trasformino in realtà. La musica d’autore italiana ha tanto bisogno di qualche idea frizzante.

Maurizio Pratelli

www.mescalina.it

DISPENSER

Il 2 marzo 2005 la trasmissione radiofonica Dispenser (Radiodue RAI) ha selezionato "Lamento del venditore di libri" con questa presentazione:

"Il gruppo di cui stiamo per sentire un brano viene dalla Romagna. Si chiama Jean Fabry, da non confondere con un vecchio segretario del partito radicale di nome Jean Fabre. Hanno fatto un Ep abbastanza allucinato che si intitola ROTOBALLE. Questa è LAMENTO DEL VENDITORE DI LIBRI."

Matteo "Ferrato" Bordone

www.dispenseronline.it

LA BRIGATA LOLLI

In Primo Piano

Jean Fabry: "Rotoballe"
Una segnalazione che arriva dagli Yo Yo Mundi e che merita più di un ascolto. Se possibile, non distratto. Gruppo nuovo e sufficientemente "pazzo" per entrare nella piccola rosa dei preferiti tra quelli di cui non conosci niente. Non so quanto ci sia da conoscere, ma "Rotoballe" è estremamente gradevole. Ascoltare per credere.

N.B. La canzone "Rotoballe" è in ascolto sul sito

www.bielle.org


design Daniele Zini JeanFabry TV info@jeanfabry.net